Amelia, addio a Monica Vitti, indimenticabile Ninì che fece sognare una città intera.

Amelia, addio a Monica Vitti, indimenticabile Ninì che fece sognare una città intera.
di Francesca Tomassini
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Giovedì 3 Febbraio 2022, 08:28

AMELIA L’ultimo saluto a Monica Vitti ha un sapore di "amarcord" per la città di Amelia. Di quando, in quell'estate del 1970 le vie del centro storico furono il set delle riprese del film “Ninì Tirabusciò. La donna che inventò la mossa” per la regia di Marcello Fondato. Di quando una straripante Monica Vitti (Ninì) e un serissimo Gastone Moschin (Mariotti) interpretando il film, fecero entrare nella storia del cinema Piazza Marconi, l’Ostello dei Giustiniani, piazza Augusto Vera, il Teatro Sociale. «In quel film -ricorda Giancarlo Guerrini, amerino classe 1950- abbiamo fatto la comparsa in tantissimi. Il teatro era pieno. Io interpretavo un popolano. Avevo vent’anni, subito dopo il diploma. Si vedeva gente girare per le strade in abiti storici -ricorda ancora Giancarlo-perché spesso per la pausa pranzo si tornava a casa e ti lasciavano addosso il costume di scena. Era bello sembrava di essere tornati ai primi del Novecento (anni in cui è ambientato il film ndr) anche a cinepresa spenta».

Lei, Monica, diva, all'apice della carriera, all'epoca aveva già vinto due Nastri d'Argento, un Globo d'Oro e un David di Donatello che le sarebbe stato consegnato anche per l'interpretazione di Ninì l'anno successivo, in città è passata come un sogno ad occhi aperti. «Mi ricordo -racconta Maurizio Barcherini all'epoca anche lui giovanissima comparsa nel film- che dovevamo girare una scena a Palazzo Colonna. Io e altri dovevamo sollevare Monica sopra le nostre teste e in quel modo scendere le scale. Ripetemmo la scena diverse volte perchè c'era sempre qualcuno che guardava in macchina. La rifacemmo così tante volte che il regista alla fine si arrabbiò. Pensò che fossimo scemi, ma  invece noi lo facevamo apposta. Quando ci sarebbe ricapitato di prendere in braccio Monica Vitti?».

Una memoria ancora viva, di un evento che ha coinvolto una città intera, riportata nero su bianco nel libro di Mara Quadraccia e Nino Rinaldi "Amelia, perla del cinema" presentato al festival del libro di Torino. «La Vitti -si legge nel libro- durante la lavorazione del film appare come una persona semplice e disponibile “alla mano”, con un grande amore per i gatti randagi.

Alloggia presso l’albergo “Le Colonne”, dove l’accompagna l’autista personale, Ulrico, e spesso va a mangiare all’Osteria Alberetti, in piazza Mazzini; ama i piatti semplici, soprattutto il minestrone». Un ritratto familiare, per un personaggio che nonostante la  fama è sempre stato percepito come vicino ad una realtà, quella popolare, di cui infinite volte ha interpretato le sorti. E Amelia non fa eccezione.

«Ancora me la ricordo -racconta Maria Rita Piscicchia- seduta al riparo dal sole al bar Alberetti. Io e mia sorella andavamo lì con il nonno che ci comprava le Rossana. Lei indossava un abito che nei miei ricordi era bellissimo e aveva un sorriso solare sorriso rivolto a me e mia sorella». La città si mobilita, affascinata dalla magia del cinema che in quel periodo varca più di una volta Porta Romana. «Nonna Natalina -racconta Fabrizio Razza, organizzatore generale per Film Master- abitava a palazzo Cansacchi. La vicinanza con la location delle riprese ha fatto si che spesso Monica si fermasse da loro per qualche momento. Successe che  nonna aveva degli ombrellini ottocenteschi, di quelli parasole. Furono utilizzati nelle scene del film e poi Monica volle portarli con se a Roma». Nel 1972 il film fu proiettato al cinema Perla per tre giorni di seguito. Tutti gli amerini, soprattutto quelli che avevano partecipato come comparsa, vollero vedersi sul grande schermo insieme a Ninì/Monica che con quel suo unico movimento di bacino incanta tutti "La mossa! -recita uno dei dialoghi sul palco del Teatro Sociale - un'altra volta? No vado via... vai maestro"... eeeeehhh op! 

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