Appalto ambulanze da mezzo milione, la tecnica per truccarlo

Appalto ambulanze da mezzo milione, la tecnica per truccarlo
di Michele Milletti
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Lunedì 18 Ottobre 2021, 11:35 - Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 08:24

PERUGIA Un appalto da 648mila euro ottenuto in subentro «con mezzi fraudolenti». Un prestanome per poter superare il blocco della partecipazione ad appalti pubblici a causa di una condanna emessa dalla Corte d’appello di Milano «per il delitto di turbata libertà degli incanti». Prezzi «antieconomici» con cui vincere le gare stesse sfruttando il lavoro dei dipendenti. Ambulanze inserite nell’offerta ma «in realtà già utilizzate per l’esecuzione di altri servizi su tutto il territorio nazionale, o comunque il cui impiego era stato dichiarato in altre pubbliche amministrazioni in relazione alla fornitura di servizi similari alle stesse aggiudicati». Ambulanze per cui, inoltre, la sanificazione anche e soprattutto sotto Covid non sarebbe stata fatta. 
Questi i tratti salienti del nuovo scandalo in sanità che tocca anche la sanità regionale, con i finanzieri di Pavia e Vigevano arrivati fino a Perugia nell’ambito del sequestro della cooperativa “First Aid One Italia” che, secondo quanto si legge nel Decreto di sequestro preventivo firmato dal giudice del tribunale di Pavia, Maria Cristina Lapi, dal primo novembre 2019 «data di subentro provvisorio con avvio d’urgenza» e «tutt’ora in fase di esecuzione» starebbe svolgendo «servizio di trasporti sanitari in emergenza/urgenza e ordinari/programmati per l’area nord in favore dell’azienda Usl Umbria di Perugia» in modo assolutamente fuorilegge.
L’INDAGINE 
Le indagini svolte dai militari della Guardia di Finanza del Gruppo di Pavia e della Compagnia di Vigevano, che hanno portato al sequestro della cooperativa, hanno permesso di individuare diverse gare d’appalto per l’affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza in diverse parti del territorio nazionale (Pavia, Roma, Milano, Perugia, Ancona e Pescara): gare vinte da questa cooperativa, che però, secondo quanto è emerso dall’inchiesta, sono risultate turbate e per le quali sono state riscontrate diverse frodi nell’esecuzione del servizio pubblico. Secondo gli investigatori, la cooperativa «aveva escogitato un metodo infallibile per aggiudicarsi tutti gli appalti a cui partecipava: proporre prezzi talmente bassi che talvolta superavano il limite della anti-economicità e assicurare, solo formalmente, una folta flotta di mezzi. Peccato peròche i bassi prezzi erano ottenuti dallo sfruttamento dei lavoratori e dal numero dei mezzi impiegati che era sensibilmente inferiore a quello previsto da contratto. Naturalmente, l’esiguo numero di mezzi sanitari presenti sul territorio comprometteva l’efficienza dei soccorsi a disposizione della collettivita».
In particolare, secondo le carte dell’indagine, Antonio e Francesco Calderone, considerati i due amministratori di fatto della cooperativa, si sarebbero serviti di un prestanome «dopo che era stata affidato il servizio trasporti» dalla Usl Umbria di Perugia con delibera 800 del 14 giugno 2017 alla cooperativa One Emergenza per subentrare con la First Aid. Cosa avvenuta con la delibera 1343 della Usl Umbria 1 del 30 ottobre 2019, quando l’inchiesta Concorsopoli aveva da qualche mese terremotato la sanità e la politica regionale. 
Turbata libertà negli incanti e frode nelle pubbliche forniture, i reati contestati ai vertici della cooperativa con la Usl considerata parte offesa.

Tra le conseguenze più gravi quella di aver «mai istituito la sede operativa idonea al ricovero “coperto” dei mezzi e alla loro sanificazione...lasciando ambulanze, nei momenti di non operatività, posteggiate in sede non ideonea» al punto da rendere «impossibile l’effettuazione delle procedure di sanificazione delle ambulanze stesse» specie durante la pandemia e «impiegando solo 12 mezzi anziché i 16 dichiarati in sede di gara all’ente appaltatore». E infine «sottoponendo i dipendenti a condizione di sfruttamento» con la «reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente inferiore ai contratti collettivi nazionali».

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