Omicidio Meredith, "I" come Amanda
«È dell'americana il dna sul coltello»

Omicidio Meredith, "I" come Amanda «È dell'americana il dna sul coltello»
di Egle Priolo
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Venerdì 11 Ottobre 2013, 21:36 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 16:45
PERUGIA - “I” come Amanda. Non amido ma dna umano. Non sono tuberi ma la patata bollente torna in aula dopo le rapidissime indagini dei Ris.

Che dopo sei anni hanno messo un punto: vicino al manico del coltello considerato l’arma del delitto di Meredith Kercher c’è un’altra traccia di Amanda Knox. Un punto, ma l’a capo arriverà solo il 30 ottobre, quando il maggiore Andrea Berti e il capitano Filippo Barni, ufficiali della sezione di biologia dei Ris di Roma, consegneranno la loro relazione su quella traccia “I” finora mai analizzata.

Le indiscrezioni, intanto, già parlano di Amanda, che insieme all’ex fidanzato Raffaele Sollecito sta subendo un secondo processo d’appello davanti alla Corte d’assise di Firenze, dopo che la Corte di cassazione a marzo ha annullato la sentenza di assoluzione per l’omicidio per cui finora è stato condannato solo l’ivoriano Rudy Guede.

E proprio tracce del giovane e della vittima erano ciò che la Corte presieduta da Alessandro Nencini aveva chiesto agli esperti di trovare. Ma il dna, invece, sembra essere americano.

Per l’esito definitivo, comunque, servono altri accertamenti. Già dalla perizia fatta in appello a Perugia, sull’impugnatura emerse una traccia di Amanda: quella ora al vaglio del Ris e dei consulenti di parte era stata ritenuta in quantità insufficiente.

«La traccia “I” - ricorda Luciano Ghirga, avvocato di Amanda - sta proprio sotto la “H” che era risultata essere di amido alimentare. Le indiscrezioni? Noi siamo tranquilli e sereni come prima, ma in ogni caso aspettiamo la valutazione e l’interpretazione dei dati degli esperti. Il loro lavoro non è finito e ricordiamo che anche noi abbiamo chiesto questo ulteriore accertamento, convinti che non ci fosse nessuna sorpresa».

«Siamo contenti e soddisfatti di poter ribadire che quel coltello non è l’arma del delitto - commenta Luca Maori, che con Giulia Bongiorno difende Raffaele -. Secondo quanto trapela, gli esperti hanno trovato due picogrammi di materiale su cui lavorare. Li hanno amplificati e i risultati sarebbero questi». «Perché non era stato possibile analizzare la traccia prima? Ora ci sono strumenti che finalmente ci hanno dato questa possibilità - chiarisce l’avvocato Maori -. Con questi risultati. Ma in ogni caso è opportuno ricordare che la certezza arriverà solo nella prossima udienza. Noi intanto restiamo assolutamente sereni e convinti della completa estraneità di Amanda e Raffaele nel delitto». «Se le indiscrezioni corrisponderanno al vero - ha detto Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher - si conferma che il coltello è passato nelle mani di Amanda, risultando accertato che la perizia doveva essere portata a termine e che fu invece lasciata incompiuta».

Altre tracce di Amanda e Meredith, seppur molto contestate, erano state trovate già nel processo di primo grado, quello che portò alla condanna a 26 e 25 anni di Amanda e Raffaele. Tracce vicine al manico del coltello che non fu mai aperto per non compromettere il resto della prova. Ma se le indiscrezioni fossero confermate con la relazione e soprattutto l’udienza del 6 novembre toccherà alla Corte d’assise d’appello leggere questi risultati. Che per l’accusa possono dimostrare che Amanda ha maneggiato il coltello (sequestrato in casa di Sollecito) per uccidere Meredith durante il gioco erotico finito nel sangue. Mentre per la difesa chiariranno solo che la Knox lo aveva usato per cucinare per il suo fidanzato. Con la certezza della prova scientifica che rischia ancora di collassare sotto una valanga di ragionevoli dubbi.
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