Alunni, Confindustria Umbria
«Prima la salute ma non perdiamo lavoro»

Alunni, Confindustria Umbria «Prima la salute ma non perdiamo lavoro»
di Vanna Ugolini
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Venerdì 20 Marzo 2020, 13:54
Antonio Alunni, presidente di Confindustria Umbria.
Nelle fabbriche ternane  comincia a esserci preoccupazione per il contagio da Coronavirus. Cinquecento lavoratori Ast hanno presentato certificati medici ed è stata chiesta la Cigo. . Le aziende umbre possono garantire la sicurezza sul lavoro?

«Bisogna dare un ordine alle cose. Si lavora solo se si lavora in sicurezza. La sicurezza è una tema da cui nessuno può deviare perchè la salute è un bene che non si scambia con nessun altro. Detto questo dobbiamo aggiungere che con il protocollo che è stato siglato tra le parti sociali questo paese ha dato dimostrazione di una grande forza da parte di tutti e di un grande senso di responsabilità».

Quindi, comunque si va avanti.

«La salute, ripeto, va considerata come bene primario. Ma quello che bisogna capire bene è che lo scontro non è tra profitto e salute. Bisogna adoperarsi perchè il sistema produttivo rimanga operativo ed efficiente: in un mercato globale la chiusura delle attività dove non è necessario comporta conseguenze dannose. Intanto, si perde il lavoro. Le nostre fabbriche, le nostre industrie perdono il lavoro e le opportunità di lavoro a vantaggio di concorrenti che stanno in un'altra parte del mondo. Se l'azienda fa parte di una catena di fornitura globale viene messa all'angolo. Per questo bisogna avere un senso di responsabilità elevatissimo. Non bisogna mai fare compromessi sulla salute ma nemmeno strumentalizzare il momento».

E' presto per dirlo, ma lei come vede il futuro prossimo?

«Quello che ci attende nei prossimi mesi è un mondo completamente diverso. Ci saranno delle riscoperte: ad esempio in questi giorni abbiamo riscoperto l'importanza di una informazione seria. Abbiamo capito che è importante avere in Italia e in Europa delle produzioni strategiche. Ci siamo accorti che se manca una parte del sistema, se si blocca una parte, un'area del mondo è ferma. Un esempio: l'Italia ha smesso di produrre mascherine e ora ci rendiamo conto di quanto una questione vitale».

Le aziende umbre sono in grado di garantire la sicurezza ai lavoratori?

«Il nostro è un osservatorio privilegiato, dato che rappresentiamo le aziende medio grandi e posso dire che, tranne alcuni casi che non arrivano all'uno per cento, le nostre aziende non hanno problemi. Il problema, adesso, è piuttosto l'approvvigionamento delle materie prime»

Ci sono aziende che si sono fermate?
«Un paio. Una sconta la quarantena perchè un dipendente è risultato positivo. L'unico problema concreto che abbiamo è la carenza delle mascherine non solo per la protezione dal virus ma anche per fare certi lavori che non si possono fare senza. Ma tutte le scorte, giustamente, sono state date ai presidi sanitari, quindi stiamo aspettando le nuove forniture».
 
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