Allarme siccità in Umbria: a rischio le coltivazioni. Tevere a un terzo della sua portata, animali a rischio

Il letto completamente asciutto del torrente Caina in una foto pubblicata su Facebook da Giampietro Chiodini
di Egle Priolo
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Martedì 22 Marzo 2022, 07:55

PERUGIA - Dal vino all’olio fino al grano. A causa di mesi di siccità sono a rischio tutte le colture in Umbria, dalla primavera al prossimo autunno, in base ai vari periodi di raccolta, ma anche di semina e cura, vista la mancanza di precipitazioni che ormai va avanti da oltre tre mesi. E non solo. Perché se mai arrivassero le piogge torrenziali da clima tropicale che hanno spesso imperversato sulla regione, il problema diventerebbero gli allagamenti come le piene incontrollate dei fiumi, a causa di argini talmente secchi da collassare.

È una situazione «drammatica», secondo gli esperti, quella della siccità ormai, che investe l’Umbria - come tutto il Nord e il Centro Italia in una nazione «idricamente capovolta», secondo l’allarme dell’Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue - non solo dal punto di vista economico e agricolo, appunto, ma mina la tenuta di un intero ecosistema.
Lo spiega, senza catastrofismi ma con consapevolezza e lucidità, Michele Cavallucci di Perugia Meteo che da settimane avverte di «un’emergenza pesante» sul fronte idrico. «Siamo in una fase bloccata - sottolinea -, non c’è la possibilità di precipitazioni importanti in Umbria almeno fino alla fine del mese. Forse si intravede un cambio della circolazione (ma attenzione alle previsioni così a lungo termine) che potrebbe avvenire da martedì e mercoledì prossimo sull’area del Mediterraneo, con influenze sull’Umbria attese non prima della fine della prossima settimana. Previsioni che diventano speranze, considerando anche come le gelate notturne daranno il colpo di grazia alle colture già in queste ore, togliendo tutti i fiori». «È da metà dicembre che in regione non ci sono fenomeni importanti - continua -: basti pensare che nel Perugino al 31 marzo erano attesi 200 millimetri di pioggia e oggi siamo appena a 60. Tutti i territori sono interessati, anche se con alcune differenze: nello Spoletino e nel Ternano, infatti, ci sono stati temporali che hanno aiutato, nell’Umbria centro settentrionale invece la situazione è ancora più difficile con la siccità che parte addirittura dal febbraio 2021». Insomma, oltre un anno senza piogge salvifiche e magari anche qualche grandinata o precipitazione torrenziale che invece di aiutare ha creato solo danni.
Una situazione che non ha aiutato neanche i laghi e i fiumi: se ieri il letto del torrente Caina, tra Perugia e il Trasimeno, sembrava un sentiero nel bosco - come racconta la foto di Giampietro Chiodini - lo stesso lago non se la passa bene.

Secondo le ultime rilevazioni ha superato il metro sotto lo zero idrometrico. Non è un record, considerando che nel 2004 era arrivato a meno 150, ma la situazione è preoccupante: secondo uno degli ultimi report dell’Anbi, infatti, «in Umbria, a febbraio sono caduti meno di quarantadue millimetri di pioggia; i livelli del lago Trasimeno e del bacino di Maroggia sono ai minimi del decennio così come il fiume Tevere al rilevamento di Monte Molino, nella bassa valle: 0,50 metri a fronte di una media storica di 1,39 metri».

E a proposito del Tevere, i fiumi che ci arrivano dalla parte orientale possono contare sull’acqua che scende dai monti dell’Appennino dove almeno c’è stata la neve, mentre quelli dalla parte occidentale non hanno avuto questa fortuna, risultando con portate molto più basse del solito, come il Niccone, il Nestore e lo stesso Caina. Quella della neve in Appennino, tra l’altro, come sottolineato da Cavallucci, è forse l’unico motivo per cui nel Perugino, per esempio, non ci saranno problemi di approvvigionamento idrico, grazie alle precipitazioni nevose sul monte Cucco. «Il problema reale - chiude l’esperto di Perugia Meteo - sarà infatti ancora per boschi e terreni, con rischi per tutto il nostro ecosistema. Compreso l’avvicinamento sempre maggiore dei cinghiali alle città: senza acqua non trovano da mangiare manco lombrichi».
E mentre tutte le associazioni di coltivatori, da Coldiretti a Confagricoltura alla Cia, sono preoccupate e chiedono di passare dall’emergenza alla prevenzione, questa situazione sta creando un super lavoro anche ai vigili del fuoco, impegnati ad arginare un problema che di solito si affronta durante l’estate: gli incendi. Lo ha ribadito ieri il Comando di Terni, raccontando una situazione comunque simile in tutta la regione: anche se può sembrare fuori stagione, la mancanza di piogge, l'elettricità nell'aria e il vento favoriscono gli incendi di sterpaglie. In poche ore sono stati oltre una decina gli interventi nelle campagne del solo Ternano, con i vigili del fuoco che raccomandano di evitare di bruciare potature o quant'altro possa rappresentare un innesco.

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