Alla scoperta dell'Umbria nascosta,
l'incuria non oscura la bellezza

Alla scoperta dell'Umbria nascosta, l'incuria non oscura la bellezza
di Ruggero Campi
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Domenica 27 Agosto 2017, 16:04
Ho deciso. Quest’anno faccio il turista, anzi il viaggiatore (espressione sicuramente più glamour) nella mia patria umbra. Ci sarà sicuramente qualche strada o qualche borgo che non conosco, qualche itinerario meno celebrato ma altrettanto bello. Soprattutto voglio trascorrere qualche giorno nella mia regione mettendomi nei panni del visitatore, e con gli occhi di chi arriva per la prima volta, magari dall’estero. La scelta ovviamente cade sulle due ruote: il tempo è bellissimo e le nostre montagne ci offriranno un po’ di frescura. Subito un piccolo intoppo, ma non è il caso di scoraggiarsi: i compagni di pedalata arrivano con il treno che parte alle 18.20 da Milano, in sole 4 ore sono a Perugia, ma ce ne vuole quasi una da Fontivegge a Piazza Italia dove alloggiano. Non c’è l’ombra di un taxi, il minimetro è chiuso e lunga l’attesa per gli autobus, i cui cartelli indicatori delle destinazioni non sono leggibili nella fioca luce del piazzale. Non importa, perché la mobilità dolce e la lentezza saranno il valore aggiunto di questo viaggio.

D’altra parte anche Herry James quando visitò l’Umbria nel 1872 raccomandò di camminare dappertutto, lentamente e senza meta e di osservare ogni cosa con calma. Il New York Times, non a caso, dice che quella del grande scrittore potrebbe essere una attualissima guida dell’Umbria. Una borsa sul manubrio e una sul sellino trasformano la fedele Pinarello in un tranquillo velocipede con il quale non hai l’ambizione della media e del confronto degli altri campioni su Strava. Ne incontro spesso di cicloturisti dalle parti di Assisi, alla ricerca disperata di Bevagna, intenti a orientare le loro carte nell’intrico delle strade poderali. Nelle nostre borse il minimo indispensabile, ma non manca una carta dettagliata, che ci dà il senso d’insieme dei nostri spostamenti e delle distanze. Della ciclabile per Spoleto e dei suoi cronici problemi ho parlato tante volte da queste colonne, non voglio ripetermi. Il patinato portale ufficiale della Regione Umbria la descrive come totalmente chiusa al traffico, il che non è, perché da Bevagna a Spoleto ci saranno almeno 8 attraversamenti, di cui due in prossimità dell’uscita della superstrada, in completa assenza segnaletica che raccomandi agli automobilisti la massima attenzione e segnali la presenza di una ciclabile. Di sottopassaggi ce ne sono pochi e non in corrispondenza delle strade più trafficate, per di più accidentati e percorribili solo spingendo la bici a mano. Comunque, accontentiamoci e continuiamo a pedalare.

La “scenografia” è comunque magnifica: l’ho percorsa mille volte e ogni volta la visione è straordinaria, con i piccoli borghi arrampicati sui rilievi, in una distesa di verde e di olivi. Io sono esasperato dalle buche e dalla carenza di manutenzione, gli ospiti sono così estasiati che quasi non sentono i sobbalzi e le frustate della vegetazione. Ma dopo il giretto di allenamento, ovvero la classica Bevagna Spoleto con ritorno dalle alture di Montefalco, deviazione per Gualdo Cattaneo e rientro da Torre del Colle, nei giorni successivi decido di intraprendere percorsi più avventurosi e ai confini con le Marche. Ci aspettano le salite del Monte Nerone. Si parte da Umbertide, verso l’ombreggiata salita di Monte Castelli e quella più solatìa di Pietralunga. Luoghi stupendi, asfalto quasi accettabile e il conforto di qualche fonte gelata e limpidissima. Dopo Pietralunga verso Pianello la solitudine è magica, ci sentiamo viandanti su sentieri antichissimi e anche l’asfalto è d’epoca (!): per fortuna che migliora come entriamo in provincia di Pesaro. La salita del Monte Nerone versante da Pianello, quella percorsa nel 2009 dal Giro d’Italia tanto per intendersi, è una cosa seria e le aspettative di salire in alto contando ad uno ad uno i tornanti (e convincendo timidamente i cavalli allo stato brado a spostarsi dalla nostra strada) sono confortate dai panorami accarezzati dal cielo azzurro. Tutti con la lingua fuori, ovvio, ma la soddisfazione di avercela fatta ricompensa ogni fatica. In cima una vista circolare e vastissima e a Est si intuisce il mare.

L’appetito vien mangiando e il giorno dopo ancora entusiasti, e ben allenati dalla trasferta sul Monte Nerone, decidiamo di ripartire da Umbertide, a dire il vero dalla Abbazia di Monte Corona, altra meraviglia che è bene visitare con calma, scendendo nell’intrico di colonne della cripta e scambiando qualche parola con Don Renzo. La direzione è la Toscana, passando per Trestina e Calzolaro, poi da San Leo Bastia affrontare la lunga e pedalabile salita della Cerventosa fino all’omonimo passo a 748 metri di altitudine. Foto di rito sotto il cartello. Anche qui, sarà un caso, ma come passi dall’Umbria alla Toscana l’asfalto diventa più liscio. Da Portole a Cortona è tutta una volata grazie alla discesa di quasi 8 km. Montanare, Val di Pierle con la sua salita e l’omonimo misterioso castello e poi giù a Mercatale per gli ultimi 22 km verso Umbertide: il contachilometri ne segna 93. L’entusiasmo è alle stelle cosi come il desiderio di continuare a scoprire luoghi segreti e un po’ discosti. Le aspettative non sono andate deluse, ma sapevo ancora prima di partire che avrei fatto, ad un passo da casa, splendide scoperte. Provate per credere. Uscite dai sentieri troppo battuti, a 4 o 2 ruote, o anche a due gambe, e sarete sempre più convinti che in Umbria vale la pena viverci, anzi è una grande fortuna. Alla prossima puntata, in giro per la Valnerina!
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