Acciaio, il pericolo ora viene dall'Indonesia:
anche Ast nel "mirino"

Acciaio, il pericolo ora viene dall'Indonesia: anche Ast nel "mirino"
di Vanna Ugolini
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Domenica 14 Ottobre 2018, 17:18 - Ultimo aggiornamento: 17:21
TERNI Appena il tempo di tirare un sospiro di sollievo per il mantenimento dei dazi con la Cina, che si apre un altro fronte, come in un grande gioco di domino dove anche Ast subisce colpi e contraccolpi. «L'introduzione dei dazi statunitensi sull'acciaio proveniente dall'Asia ha esposto l'Europa al rischio di divenire il luogo in cui vengono dirottate milioni di tonnellate di prodotto asiatico, che non trovano più sbocco sui mercati del nord-America. La Commissione Europea ha risposto all'iniziativa dell'amministrazione Trump imponendo delle contromisure nei confronti dei Paesi Asiatici. Tra questi però, non è stata inclusa l'Indonesia, i cui prodotti siderurgici si stanno rivelando estremamente pericolosi», scrive il sito www.blitzquotidiano.it.
E l'Indonesia diventa un pericolo concreto, molto concreto anche per le acciaierie ternane si se pensa che molti clienti italiani si stanno orientando ad acquistare proprio in Indonesia. Tra questi i rumors indicano anche Marcegaglia, azienda che è cliente di ast e che nelle scorse settimane ha ammesso di essere interessata ad acquistare il sito ternano nel caso venga messo in vendita. Ora, però, sembra che la sua attenzione si stia orientando, appunto, verso l'Indonesia.
«Il motivo è il prezzo particolarmente conveniente, frutto di un basso costo del lavoro, di una totale mancanza di oneri ambientali a carico delle aziende e di una condizione particolarmente privilegiata nell'estrazione del nichel, elemento indispensabile per la produzione di alcuni tipi di acciaio - spiega il sito - . Nel Paese asiatico le aziende siderurgiche hanno a disposizione proprie miniere per estrarre direttamente il nichel e questo permette un abbattimento notevole dei costi di produzione».
Ritorna dunque il rischio che anche l'acciaieria ternana sia esposta ai venti che soffiano dall'Indonesia. E che l'Europa, ancora una volta, non utilizzi appieno gli strumenti che ha a disposizione per tutelare le aziende che rispettano le leggi europee rispetto a quei paesi in cui si produce senza tutelare i diritti dei lavoratori nè l'ambiente. Per questo l'attenzione deve restare alta e le misure da prendere veloci ed efficaci. Le richieste alle Ue partiranno anche da Terni.
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