A processo per anni per evasione fiscale per la vendetta di un marito geloso

A processo per anni per evasione fiscale per la vendetta di un marito geloso
di Egle Priolo
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Sabato 25 Marzo 2023, 15:49

PERUGIA - La gelosia rovina i matrimoni, le famiglie ma a volte anche chi non c'entra nulla. Come il 49enne costretto a subire per anni un processo per evasione fiscale, non solo da estraneo ai fatti ma tirato in ballo da un marito geloso convinto fosse l'amante della moglie. Insomma, finito sotto processo per gelosia e solo per aver difeso per caso la donna dalle botte del marito.

Una storia che ha dell'incredibile: finita per fortuna con l'assoluzione del 49enne che ora finalmente può dire di essersi svegliato da un incubo, iniziato per salvare chi, dopo una fuga, aveva semplicemente trovato riparo nella sua azienda.
Una storia che inizia ormai diversi anni fa tra Umbertide e Città di Castello: c'è una coppia sposata da anni, lui altotiberino, lei di origini bielorusse. Le carte dell'inchiesta non la raccontano proprio così ma nel processo, iniziato nel 2019, si parla di una società cartiera fondata per evadere le tasse. Nel capo di imputazione, firmato dal sostituto procuratore Mario Formisano, emergono centinaia di migliaia di euro di fatture false per operazioni inesistenti. Le indagini fanno emergere documenti taroccati a partire dal 2013, con la società accusata di aver emesso fatture per «l'evasione delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto», per un totale di oltre 150mila euro. E non solo, perché secondo le accuse la società ha «occultato la documentazione contabile in modo da non consentire la ricostruzione dei redditi e del volume d'affari». Ma a chi sono state rivolte le accuse? A un imprenditore, già pluricondannato di quasi settant'anni, alla moglie, che lui aveva nominato legale rappresentante della società, e pure al 49enne che con loro non aveva altri rapporti se non aver venduto alla coppia un bene qualche tempo prima della denuncia. Denuncia, si badi bene, firmata dallo stesso imprenditore: che si è autodenunciato, ma tirando in ballo quelli che considerava due amanti.

Un passo indietro. La società di famiglia fattura, in casa sembrano non esserci altri problemi, ma i rapporti tra i due coniugi non sono idilliaci. I litigi tra la coppia si fanno sempre più accesi, sembra – come emerso nel corso nel processo a loro carico – per la gelosia dell'imprenditore, convinto che la moglie avesse addirittura diversi amanti. La situazione si fa insostenibile, tanto che la donna arriva a denunciare il marito più volte, finché un giorno – dopo una lite ancora più violenta – la signora è costretta a scappare. Lei davanti in auto, lui dietro a inseguirla. Un viaggio tra Umbertide, Perugia e Bastia, con l'uomo sempre alle calcagna. La donna non sa che fare e si infila nel parcheggio dell'attività di un venditore conosciuto, il 49enne appunto, e chiede aiuto. L'uomo capisce la situazione, chiama altri suoi dipendenti e all'arrivo del marito esaltato si mette in mezzo, per salvare la donna dalle sicure botte.
L'uomo più anziano va via ma poi si presenta dalla guardia di finanza e fa una lunga e circostanziata denuncia: è vero, dice in soldoni, io ho evaso le tasse, ma le operazioni sono di mia moglie e del suo amante, che ha messo in piedi il sistema per fregare lo Stato. È finita qui? No.

Perché la coppia intanto, ovviamente scoppia. Lei torna nel suo Paese mentre l'ex marito si presenta a ogni udienza. Finché, prima di uno degli ultimi appuntamenti davanti al giudice Marco Verola, un infarto gli è fatale. Sotto processo restano i due: l'ex moglie legale rappresentante (che si è sempre difesa – con l'avvocato Andrea Bassetti - sostenendo di non sapere nulla di quelle fatture) e il venditore buon samaritano, assistito dall'avvocato Giuseppe Caforio. La procura aveva chiesto per entrambi due anni di reclusione, richiesta accolta per la donna. Ma il giudice Verola ha evidentemente creduto all'estraneità del 49enne, che si era solo trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato, e lo ha assolto.

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