In Umbria 250 Euro a cittadino per
smaltire i rifiuti. Tante le menzogne

In Umbria 250 Euro a cittadino per smaltire i rifiuti. Tante le menzogne
di Giuseppe Caforio
3 Minuti di Lettura
Martedì 20 Novembre 2018, 13:31
PERUGIA - Rifiuti, politica, elezioni, ignoranza e mistificazioni: sono questi gli elementi di un cocktail micidiale in danno dei cittadini. Mai come in questi giorni il problema dello smaltimento dei rifiuti si è presentato attuale, visto che anche le forze governative si trovano divise sul da farsi. Se Roma piange, l'Umbria non ride. Come è noto, nella nostra Regione, in nome delle preoccupazioni elettorali, nessuno ha avuto il coraggio di fare scelte radicali che, obtorto collo, comportano la conclusione che i rifiuti, o per lo meno ciò che resta dalla differenziata, devono essere bruciati.

Certo, c'è il solito problema che gli Americani traducono con il principio che va bene tutto ma “not in my back yard”. E' noto che i paesi europei hanno puntato su un sistema di raccolta differenziata con chiusura del ciclo mediante l'incenerimento, mentre l'Umbria vorrebbe perseguire un modello di economia circolare, di fatto irrealizzabile, che prevede una raccolta differenziata che dovrebbe giungere all'85% e la chiusura del ciclo mediante le “fabbriche di materia”. In realtà il punto debole di questo circolo è che non esiste un vero mercato del materiale riciclato e quindi, quanto recuperato, viene svenduto, con uno squilibrio economico notevole a carico dei cittadini. Gli umbri in questo momento hanno un costo medio per abitante per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti che oscilla, a seconda dei Comuni, tra i 180 e i 250 euro e che si colloca nella fascia alta dei valori medi italiani.

Questa scelta illogica fatta nella nostra Regione ha, dunque, soltanto una certezza: l'innalzamento dei costi. In particolare l'Umbria produce all'incirca 450.000 tonnellate di rifiuti e di questi 170.000 tonnellate annue finiscono in discarica. Occorre chiarire che la capacità residua delle discariche umbre è di sole 850.000 tonnellate e questo significa che, al massimo entro 5 anni, esse saranno sature; quindi le alternative sono o di innalzare ulteriormente la differenziata con costi pazzeschi, ovvero aprire nuove discariche, oppure, come hanno fatto le Regioni del nord Italia più avanzate, procedere con gli inceneritori. Il paradosso tutto nostro è che attualmente in Umbria è già presente un inceneritore a Terni che è alimentato a PULLPER cioè con scarti di cartiera contenenti carta, plastica e metalli pesanti. Fino ad ora vi è stato un rifiuto a far bruciare il secco da parte della politica locale che ha alimentato anche comitati cittadini, perchè psicologicamente l'idea di bruciare rifiuti appare ambientalmente più dannosa rispetto a quella del PULLPER. In realtà così non è, essendo il PULLPER molto più inquinante dei rifiuti secchi. Sempre a proposito di contraddizioni e menzogne, è bene sapere che nella nostra Regione ci sono ben tre cementifici che per funzionare bruciano il PETCOKE, che altro non è che lo scarto del petrolio, con emissioni potenzialmente peggiori e più inquinanti di quelle derivanti dall'incenerimento dei rifiuti secchi quali il CSS (combustibile solido secondario).

Il paradosso di questa situazione è che da indiscrezioni riservate ma molto attendibili, sembra che la Regione Umbria stia facendo un accordo con la Regione Emilia Romagna per bruciare 30.000 tonnellate annue di propri rifiuti per un biennio, ovviamente il tutto a caro prezzo. Parallelamente sembra che ACEA abbia chiesto la modifica della propria autorizzazione nota con il termine di AIA del termovalorizzatore di Terni per bruciare il CSS, quantunque vi siano ovviamente forti resistenze locali. Certo, se uno pensa che la Lombardia ha da sola ben 13 inceneritori, qualche dubbio e qualche risposta dovrebbero scaturirne. Non si può continuare a spremere il cittadino innalzando i costi della TARI a livelli abnormi e al contempo dargli informazioni distorte e decettive per evitare scelte che, oltre che coraggiose, appaiono necessarie. Ha ragione chi sostiene che i rifiuti devono trasformarsi in un benefit per produrre ricchezza e non più, come è stato fino ad ora, essere fonte di inquinamento e di ulteriori tasse per i cittadini.
© RIPRODUZIONE RISERVATA