Il comico Valerio Lundini (il 4 a Sanremo), presenta il suo primo libro: «Califfo e Voltaire la mia ironia che entra in tasca»

Valerio Lundini, 34 anni, comico, attore, regista romano, il 4 a Sanremo con Fulminacci
di Simona Antonucci
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Giovedì 4 Marzo 2021, 11:50 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 06:33

«175 pagine. Un tascabile, ma vero, non di quelli da tonnellate che non so che tasche ha l’editore. Sicuramente è a prova di canguro. Tutto scritto in prima persona, ma non sono io, tranne quando racconto della mia esperienza in tv, dove ho incontrato almeno dieci persone che si sono presentate come il Presidente dela Rai».

 

Valerio Lundini, 34 anni, romano, illustra il suo esordio letterario Era meglio il libro, (Rizzoli Lizard ed.), uscito il 2 marzo. Attore, regista di corti, sketch e spettacoli, in radio e in televisione (l’Altro Festival nel 2020, Una Pezza di Lundini su Rai2), musicista nella band dei VazzaNikki, ora promuove il suo primo libro mentre è a Sanremo, atteso nella serata dei duetti, giovedì 4, con Fulminacci «e con una bella canzone.

Ma è l’unica che ho sentito».

Farà un tour virtuale?

«Ma no... A che serve? Che cosa impedisce a una persona di Macerata di ascoltare online la presentazione di Empoli?».

Al Maxxi di Roma, il 10, alle 18,30, però ci sarà. Ha mai pensato di fare ironia sul mondo dell’arte contemporanea?

«La cosa più banale che sento dire è “Questa cosa potevo farla pure io”, alla quale molti rispondono “Allora, se potevi farla anche tu, perché non l’hai fatta?”. A me sinceramente hanno stufato entrambe le frasi».

Si legge nella presentazione del libro: avrei potuto metterlo su una chiavetta usb, ma non è la stessa cosa. Cioè?

«La chiavetta USB sarebbe stata un acquisto vantaggioso per chi non è interessato a tenerselo per tutta la vita».

Visto che i lettori dovranno tenerlo per sempre, ci racconti qualche capitolo. Killer perbene, coppie su diversi piani temporali...

«I killer non ci sono, ma c’è un editoriale del tipo “io non prendo posizione perché sono giornalista”, ma alla fine giustifico tutto».

La parte dedicata alle coppie “su più piani temporali” parla di amori tra ottantenni e ventenni?

«Nooo. Incontro una che mi sembra di conoscere, che però non è lei, ma le parlo come se fosse lei e lei mi risponde come se fossi io. Questo capitolo è troppo strano non riesco a spiegarlo. Quello su Voltaire sì».

Voltaire?

«Citano tutti una frase di Voltaire, che poi non è la sua, “Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”. Beh, io non darei mai la vita per uno che dice idiozie. E quindi ci monto una storia di un ragazzo che dice di voler ammazzare i gorilla, allora lo chiamano tutte le compagnie di servizi, come succede a noi con i contratti del gas o del telefono, rilanciando l’offerta e poi un delirio. Ma la parte che mi piace di più è quella che racconta come sarebbe Paperissima se fosse un programma per intellettuali di sinistra in seconda serata su Rai Tre».

Franco Califano: lo cita spesso, perché?

«Uno degli ultimi racconti inizia con una citazione tratta dal suo “Capodanno”: “Stasera nun me chiede si te amo, perché te direi sì, pensando a n’aeroplano”. L’idea che Califano pensi a un aeroplano mentre la compagna gli chiede smancerie la trovo favolosa. Poi, nel libro, c’è finito anche un altro suo testo. Quando ho visto che ce n’erano due ho pensato “mh, ma non è che poi mi chiedono come mai ci siano continui riferimenti?”. Ero convinto che non succedesse. E invece…».

Il libro è un frutto del lockdown?

«Ha fatto sì che avessi più tempo per chiudere alcuni racconti che erano solo nella cartella bozze del mio cervello... Che frase letteraria che mi è uscita».

Lei legge? Cosa?

«I primi capitoli di tantissimi libri. Di molti non conosco il finale. Gli ultimi letti per intero sono “American Psycho” di Bret Easton Ellis e “Pussey” di Daniel Clowes».

A quante copie mira?

«Spero in un milione di copie. Non per forza lette da tutti perché in un milione di persone ce ne sarebbero tante, se non troppe, a cui il libro potrebbe non piacere affatto».

Lei viene definito un comico surreale: le piace?

«Ma sì».

Ne sceglierebbe un’altra?

 «Poeta, stregone, genio visionario, falegname».

In tv, nella trasmissione una Pezza di Lundini, c’è lo spazio fisso sul teatro della collega Emanuela Fanelli: perché prende in giro i colleghi?

«All’interno del programma Emanuela ha creato il format teatrale “voci di donna”. Non credo che sia una presa in giro di quel genere teatrale, in fondo Mel Brooks con le sue parodie omaggiava i film che più aveva amato. E questa è la risposta diplomatica. Effettivamente, né a me né a Emanuela piace quel genere di teatro. Siamo allergici alla retorica».

Ci saranno nuove Pezze?

«La Rai aveva stanziato 3000 miliardi di dollari per la produzione di una seconda stagione. Ho pensato che fosse esagerato e addirittura immorale spendere una cifra del genere che corrisponde al prodotto interno lordo attuale della California. Ho detto “Ma se rimanesse un programma low budget?” e loro “ok, ci pensiamo”. Attualmente ci stiamo riflettendo. Non abbiamo ancora una risposta, ma forse sì».

Immagini una autobiografia in pillole: famiglia, fidanzata, fratelli, fantasmi nell’armadio, animali?

«Tutto quel che posso dire è che fratelli, genitori e fidanzate è sempre bene che siano persone distinte le une dalle altre».

Il rapporto con il suo gruppo musicale: c’è uno scambio anche sui contenuti?

«Con i VazzaNikki c’è un ottimo rapporto. Suoniamo assieme da 10 anni. Ognuno ogni tanto arriva con un’idea e la facciamo. Se non piace al cantante stampiamo il testo e la facciamo cantare a qualcuno del pubblico. Ci manca molto suonar dal vivo, ma non credo d’aver detto nulla di originale».

A Sanremo si diverte?

«Andarci è un inferno. Aerei, treni... Poi ok. L’anno scorso mi sono molto divertito, spero anche quest’anno anche se, chiaramente, ci sarà da stare molto più attenti (in città c’è una specie di ladro francese che ruba gioielli)».

Duetti, come è nato il suo con Fulminacci?

«Sono stato chiamato da Fulminacci che mi ha detto “Ti va di duettare con me e Roy Paci un brano di Jovanotti?”, ho pensato da subito che fosse una bella idea, poi mi è sorto un dubbio: “Si chiama duetto anche quando si è in tre a farlo?”. Fulminacci è più giovane di me di 10 anni quindi giustamente non ha saputo rispondermi».

Progetti?

«Un gioco da tavolo con regole comprensibili».

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