Suburra 2 dal 22 febbraio su Netflix: i segreti della nuova serie, virale anche negli Usa

Suburra 2 dal 22 febbraio su Netflix: i segreti della nuova serie, virale anche negli Usa
6 Minuti di Lettura
Mercoledì 20 Febbraio 2019, 17:44 - Ultimo aggiornamento: 19:40

Se nella prima stagione i protagonisti combattevano per emanciparsi dai padri, dai fratelli maggiori, dalle loro famiglie ingombranti, oggi sono più adulti, più consapevoli di cosa sono e di cosa vogliono. Ma stavolta la posta in palio per loro è ancora più alta: Roma. E per raggiungere questo obiettivo sono pronti a tutto C'è più action, più passione e più emozione nella seconda serie di Suburra, che debutta su Netflix il 22 febbraio con 8 nuovi episodi per addentrarsi con ancora maggior decisione in quell'intreccio tra politica, criminalità organizzata e chiesa che è al centro delle vicende della fiction spin-off dell'omonimo film diretto da Stefano Sollima nel 2015.

 



I nuovi 8 episodi (5 diretti da Andrea Molaioli e 3 da Piero Messina, prodotti da Cattleya e Bartlebyfilm in collaborazione con Rai Fiction) sono ambientati a Roma tre mesi dopo la fine della prima serie, nei quindici giorni che intercorrono tra il primo e il secondo turno per l'elezione del sindaco di Roma.



L'obiettivo è infatti far eleggere il sindaco giusto, quello in grado di favorire gli affari dei protagonisti. Che nel frattempo sono cresciuti in ambizione e potere. Aureliano (un Alessandro Borghi in stato di grazia, reduce fra l'altro dalle 9 candidature ai David di Donatello ottenute da “Sulla mia pelle”, anch'esso targato Netflix) e Spadino (Giacomo Ferrara) cercano di affrancarsi dalla soggezione alle rispettive famiglie criminali per diventarne i capoclan, non senza scontri intestini ad alto tasso emotivo.

 


La determinatissima Sara Monaschi (Claudia Gerini), dopo aver perso tutto, ha utilizzato le sue entrature in Vaticano per dedicarsi al business degli immigrati. E Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro), un tempo politico idealista e onesto, ha definitivamente ceduto alle lusinghe del boss “re di Roma” Samurai (Francesco Acquaroli) e si è candidato a sindaco con una lista civica, diventando ago della bilancia decisivo per il ballottaggio tra centrosinistra e centrodestra. Torna centrale anche il ruolo di Lele (Eduardo Valdarnini), ora vice-ispettore di polizia, insofferente ai continui ricatti di Samurai.



Per la presentazione romana della seconda stagione di quella che è stata la prima produzione italiana di Netflix è arrivata nella capitale anche Kelly Luegenbiehl, vice president of International Original Series for Europe and Africa del colosso mondiale dell'intrattenimento via streaming: «Per Netflix “Suburra” è una serie molto speciale. Per noi è stato un vero dono poter lavorare con persone di altissimo livello come quelle coinvolte in questa serie. E' stata una bella sorpresa la reazione del pubblico internazionale a questa serie, inizialmente concepita per il pubblico romano o italiano al massimo. Invece “Suburra” ha grandi fan negli Usa, in Germania e addirittura in Vietnam. E in Italia è stato lo show più visto sulla piattaforma per ben 72 settimane, grazie al passaparola. Questo ci fa ben sperare per la seconda stagione».

Per la produttrice Gina Gardini di Cattleya il segreto di “Suburra” sta proprio nel fatto che incarna la perfetta realizzazione del “glocal”: «Il fatto che Suburra sia molto locale la rende molto globale», dice. Per Riccardo Tozzi, patron di Cattleya, “Suburra” vince per l'universalità del suo racconto, ottenuto con un approccio che «si ispira alla tradizione del realismo cinematografico ma la declina con un linguaggio di genere, mai ideologico, senza una divisione manichea tra bene e male, anche nel trattare i temi dell'immigrazione e del collegamento tra politica, malavita e Vaticano». 

Alessandro Borghi, protagonista di un'annata di successi, da “Sulla mia pelle” e “Il primo re”, dal set di “Suburra 2” a quello di “Devils”, confessa di avere un legame particolare con “Suburra”: «È stato l'inizio di tutto. Tozzi e Sollima con il film sono stati i primi a credere in un ragazzo di 28 anni che erano dieci anni che cercava di fare questo mestiere». E aggiunge: «La globalizzazione dei contenuti offerta da realtà come Netflix dà più opportunità ai giovani attori. Una chiamata da Hollywood? Spero che mostrando di poter parlare inglese qualcosa si muova». E a proposito delle scene emotivamente impegnative che si trova ad affrontare in “Suburra 2”, sottolinea, attento a non spoilerare: «Nell'affrontare le perdite di questa serie ho utilizzato la doppia sofferenza del personaggio e quella invece mia personale al pensiero di non poter più lavorare a queste serie con colleghi bravissimi».
 


E se i personaggi protagonisti delle prima serie «esplodono» nella seconda stagione fornendo agli autori la possibilità di «esplorare ogni emozione dell'animo umano», come sottolinea Barbara Petronio, a capo del team di sceneggiatori che comprende anche Ezio Abbate, Fabrizio Bettelli e Camilla Buizza, nel racconto si affacciano nuovi personaggi: Nadia (Federica Sabatini), giovane figlia di un piccolo boss di Ostia che sarà complice di Aureliano. Cristiana (Cristina Pelliccia), poliziotta schietta e determinata che metterà i bastoni tra le ruote alla carriera di Lele. E infine Adriano (Jacopo Venturiero), speaker radiofonico, nonché «figlioccio» di Samurai, che segue attivamente le vicende del candidato sindaco Cinaglia. 

Anche la regia della seconda serie registra un salto di qualità, cha Molaioli, regista dei primi due episodi mostrati in anteprima alla stampa spiega così: «Mi sono anche divertito di più, perché ho cominciato a conoscere meglio attori e personaggi.
E forse la maggior consapevolezza della materia mi ha portato a una maggiore sicurezza e ad andare un po' più in profondità. Dietro ogni epilogo o situazione complessa di questa serie c'è sempre un grande movimento di sentimenti. E questo è un terreno su cui a me piace particolarmente lavorare». Per Messina si tratta invece di un esordio in questa serie: «Ho cercato di trovare un mio spazio rispettando il linguaggio di una serie che ha già funzionato». Quanto alla caratterizzazione più action della seconda serie, ironizza: «Il mio sarà un action un pò lento, uno slow action. Ma mi ha aiutato l'enorme preparazione della troupe, è una rete di protezione importante, fa sentire un regista al sicuro».  E sulla qualità del prodotto anche Tozzi dice la sua, sottolineando come la rivoluzione degli ultimi anni, con l'arrivo prima della pay tv e poi delle piattaforme di streaming, abbia introdotto «non solo innovazioni tecnologiche ma anche culturali e artistiche», oltre al fatto che «l'aumento della competizione ha aumentato la qualità». «E non solo - sottolinea il produttore - nelle serie tv. Se pensiamo che quello che per molti è stato il miglior film dell'anno, “Roma” di Alfonso Cuaron (annunciato ieri anche come miglior film straniero ai David di Donatello, ndr) è un film costoso e in bianco e nero che la normale filiera cinematografica non avrebbe mai prodotto», conclude. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA