Stefano Sollima: "Con Zero Zero Zero racconto il contagio della droga, che è un virus"

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Giovedì 13 Febbraio 2020, 18:36 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 08:22

Il suo giro del mondo del narcotraffico è finito, dal 14 febbraio su Sky Atlantic arriva finalmente la serie firmata da Stefano Sollima Zero Zero Zero. Tratta dal libro di Roberto Saviano, la vicenda racconta il giro del mondo di una superpartita di cocaina dal Messico alla Calabria del super boss latitante Don Minu. "A un certo punto - rivela all'Interrogazione del Messaggero di Alvaro Moretti il regista romano - pensavamo di non farcela: abbiamo girato in Messico, Stati Uniti, Senegal, Calabria, in quattro lingue diverse. Con ostacoli imprevisti, come il divieto per motivi elettorali del sindaco uscente di Moterrey, in Messico, a poche ore dai ciak decisivi della nostra storia". La droga non si vede, ma è il motore di tutto. "E' un contagio globale, la cocaina. Un virus che condiziona intere nazioni. La raccontiamo come una delle tante merci che si muovono da un porto all'altro".

SANDOKAN E MONTERREY - Maestro italiano del crime, Sollima, in questa serie (otto puntate) scelte rispetto all'approccio di Romanzo Criminale o Gomorra uno stile diverso. "L'azione per l'azione non mi piace: magari in certe sequenze la lascio sullo sfondo e inquadro i miei personaggi. Non ritengo i miei film incentrati, infatti, sul crimine in quanto tale, ma su come gli individui reagiscono a quanto gli capita o a quanto determinano con i loro atti, spesso criminali".

SOLLIMA E SANDOKAN - Stefano è figlio d'arte: suo padre Sergio è stato un grande del cinema di genere, compagno di storie cinematografiche di Sergio Leone, e soprattutto regista del mitico Sandokan televisivo (e poi anche cinematografico). "Avevo otto anni e seguivo mio padre sul set, mancavo da scuola a lungo per essere nella giungla a vedere Kabir Bedi e le tigri della Malesia. Poi tornavo e non capivo tutto l'entusiasmo che c'era intorno a noi: per me era la vita normale e invece quello sceneggiato fu un successo pazzesco".

SOLLIMA E HOLLYWOOD - Le sue serie hanno sfondato in America e Hollywood lo ha chiamato per un film d'azione come Soldado con un grande cast: "Hollywood vissuta a 50 anni ti aiuta a prendere le cose nel modo giusto, senza interpretare quel mondo come il Paese del Balocchi. Ed evitare rischi di ubriacatura: vivo a Roma, giro a Hollywood o in Usa, consapevole che in Europa abbiamo la preparazione per non sfigurare, anzi".

SOLLIMA E GLI ATTORI - Con il casting di Romanzo Criminale ha letteralmente mandato in orbita una serie di giovani attori pazzesca: Francesco Montanari, Vinicio Marchioni, Alessandro Roja, Edoraro Pesce, Marco Giallini, Edoardo Leo... E lo stesso è capitato con Gomorra o il film Acab. "In realtà penso solo di aver creato i presupposti perché tutti avessero l'opportunità che meritavano già".

SOLLIMA E ROMA - "In questi anni ho girato il mondo in lungo e largo, solo a Roma mi sento a casa. Anche se è una casa che vedo deperire, da dieci anni a questa parte è sempre peggio e mi dispiace. Ha perso la sua luce e la cosa mi fa male. Suburra? Non è quello, quella è una conseguenza".

SOLLIMA E KUBRIK - Nel gioco del ciak dell'Interrogazione sceglie Arancia Meccanica come film della vita: "Ce ne sono 150 mila, ma in quella descrizione lirica della violenza fatta da Kubrik c'è un genio immenso". L'ipotesi di girare un film non crime? "Perché no? Il mio sguardo non è all'azione criminale, ma al suo effetto interiore nell'uomo".

SOLLIMA E IL MAPPAMONDO - A chiudere con il mappamondo: "Un'isoletta sperduta del Pacifico, senza contatti con il mondo. Sono un po' stanco e troppo connesso con i quattro angoli della terra, un po' di distacco ci vorrebbe, ma alla fine non me lo concedo mai".

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