Stefano Bollani suona Mozart a Santa Cecilia su Rai5 diretto da Antonio Pappano

Stefano Bollani suona Mozart a Santa Cecilia diretto da Antonio Pappano
di Fabrizio Zampa
6 Minuti di Lettura
Domenica 17 Gennaio 2021, 18:33

In questo lungo periodo di clausura ormai ci siamo abituati a trovare online ogni genere di musica, dal rock al jazz, dalla classica al rhythm & blues, dal rap alla lirica, e a seguire sugli schermi dei nostri computer, o ancora peggio degli smartphone, concerti che prima della pandemia ci godevamo dal vivo. Certo non è come esserci, però ce li facciamo bastare. Giovedì 21 gennaio però c’è alle 21.15 su Rai 5 (canale 23 del digitale terrestre) un’occasione particolare: su grande schermo, e con un sound senz’altro migliore di quello di gran parte dei computer, vi aspetta una speciale versione del concerto per pianoforte e orchestra di Wolfgang Amadeus Mozart n. 23 K 488, che il compositore finì di scrivere a Vienna il 2 marzo 1786. E’ speciale perché stavolta il protagonista, insieme all’Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta dal maestro Antonio Pappano, è il pianista Stefano Bollani, geniale musicista e comppositore del quale per vostra comodità (ma se sapete già tutto andate avanti) riassumiamo la carriera.

 

Milanese, annata 1972, diplomato nel 1993 al Conservatorio Luigi Cherubini, ha fatto mille esperienze fra jazz, pop, rock, world e classica, ha collaborato con chiunque, da Gato Barbieri a Chick Corea, Richard Galliano, Bobby McFerrin, Chucho Valdés. Caetano Veloso, Pat Metheny, Lee Konitz, Bobby McFerrin, Enrico Rava, ha suonato con tante orchestre sinfoniche, dalla Filarmonica della Scala all’Orchestra di Santa Cecilia, la Gewandhaus di Lipsia, il Concertgebouw di Amsterdam, l'Orchestre de Paris, la Toronto Symphony Orchestra, e con direttori come Riccardo Chailly, Daniel Harding, Kristjan Järvi, Zubin Mehta, Gianandrea Noseda, Antonio Pappano.  Ha suonato tanti classici, da George Gershwin a Maurice Ravel e a Francis Poulenc, nell’aprile 2020 ha realizzato Piano Variations on Jesus Christ Superstar, libera rivisitazione per pianoforte della colonna sonora di Jesus Christ Superstar, storico musical nato mezzo secolo fa, a dicembre ha scritto una canzone per il delizoso film Soul della Disney.

Insomma, ne ha fatte di tutti i colori, ed è sempre riuscito a farlo benissimo.

Si potrebbe dire che a Stefano bastano un viaggio o un'ispirazione per calarsi nella musica di mezzo mondo e riproporla a modo suo. Ma non stavolta, visto che quando c’è di mezzo il compositore viennese è d’obbligo un teutonico rispetto. Però Bollani è Bollani.

«Io ho fatto studi classici - dice. - Mi sono diplomato a Firenze e non ho studiato Mozart perché non era obbligatorio. Bach lo era, potevi scegliere tra pezzi di Beethoven e Chopin da portare all’esame, ma Mozart non c’era. Quindi è una scoperta tardiva. Ho sempre eseguito a casa, senza farle sentire a nessuno, le sue sonate per pianoforte, finchè non mi sono deciso ad abbordare un concerto per pianoforte e orchestra, ed eccolo qui». E a questo punto è il caso di aggiungere che per Stefano Mozart è swing.  «La sua musica è meravigliosa, e dentro io ci sento tanto swing, anche se forse è un termine inadatto. Ler sue composizioni spingono in avanti e questo mi piace moltissimo, nel senso che sotto le sue partiture c’è una spinta da sotto, una spinta tellurica, una grande energia, come succede oggi con il jazz. Si sente che ha scritto questa musica da giovanissimo, e si sente che è più giovane di me».

Spiega Bollani che ha deciso di affrontare una delle composizioni di Wolfgang Amadeus più impegnative dopo che alcuni direttori d’orchestra con i quali ha suonato gli avevano suggerito di analizzare la situazione. «Mi sono insospettito e mi sono detto: vuoi vedere che c’è qualcosa nel mio fraseggio, nel mio accento che potrebbe essere utile a Mozart? Il trucco è questo: io non suono Mozart con l’accento austriaco del ‘700, ma con un accento tutto mio. Non so se sia moderno, sotto sotto potrebbe essere anche più antico di quanto si possa pensare. Però a me piace tanto improvvisare, e anche a Mozart piaceva molto. Non era una novità: anche quelli prima di lui improvvisavano. In fondo molte cose sono più antiche di quanto si sospetti».

L’appuntamento di giovedì è più ampio di quanto si possa pensare: prima del gran finale mozartiano la serata si aprirà con due composizioni di Giovanni Gabrieli, con l'atmosfera barocca del Concerto di Vivaldi per quattro violini eseguito dalle prime parti soliste dell'Orchestra (Carlo Maria Parazzoli, Andrea Obiso, Alberto Mina e David Romano) e con la Suite Pulcinella di Stravinskij, scritta cento anni fa su commissione della compagnia dei Ballets Russes dell'impresario teatrale Sergej Diaghilev, che dopo il grande successo riscosso dal balletto (con coreografie di Léonide Massine e scene e costumi di Pablo Picasso) fu rielaborata nel 1922 in una Suite per orchestra.

«La pandemia – dice Bollani - ha portato anche alla crisi degli incassi. Quanto può resistere il mondo della musica con le attuali limitazioni di accesso alle sale da concerto e teatri dovute al Covid? Non ne ho idea, ma sono convinto che resistere può essere molto divertente. Nella storia della musica compositori che hanno scritto grandi capolavori si sono trovati in mezzo alle guerre. Per esempio su quelli che piacciono a me incombeva la Prima guerra mondiale, con la Seconda in arrivo. Così penso che la musica offra la possibilità di sublimare tutto ciò che accade, farlo diventare poesia, memoria del passato se sei nostalgico o immagine del futuro se sei in avanti, come era appunto Mozart. Per dirla in parole povere la musica è il linguaggio ideale per tirarsi su di morale, oppure, per dirla un po’ più alta, per tentare di parlare il linguaggio dell’universo, della vita.  La musica è universale e non ha bisogno di traduzione, parla al cuore e al corpo senza passare per il cervello, e soprattutto ci fa vibrare».

Stefano sostiene che «ci sono dei momenti in questo concerto di Mozart in cui io semplicemente metto una sola nota con la mano sinistra, ma quella nota cade insieme ai violoncelli e ai contrabbassi e vibra tutto il palcoscenico. Non è detto che tutti nel pubblico la avvertano così, ognuno sente la musica a modo suo, questo è chiaro, ma io, suonando a Santa Cecilia con Antonio Pappano, ho l’impressione di essere, noi e l'orchestra, tutti magicamente nsieme. E quel fa diesis diventa l’espressione dell’unione cosmica fra musicisti, fra note e fra esseri umani».

Non ve lo perdete, il concerto, e se volete alzare un po’ il volume e captare bene l’unione cosmica spinta da quel benedetto fa diesis, beh, fatelo tranquillamente. Tanto è abbastanza presto, e le note della ditta Bollani-Pappano-Mozart si meritano il giusto ascolto.

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