«Alla sera quando mi corico io non ho nulla da rimproverarmi»: Alberto Stasi parla con Le Iene dal carcere milanese di Bollate dove sta scontando una condanna a sedici anni per l'omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi, uccisa a 26 anni, il 13 agosto 2007, nella sua villetta di Garlasco, in provincia di Pavia. Una condanna arrivata dopo una lunga sequela di processi. Inizialmente assolto in primo grado e in appello, la Cassazione annullò la sentenza e poi in un nuovo processo d'appello fu condannato a 16 anni (con lo sconto per il rito abbreviato), decisione infine confermata dalla Suprema Corte nel 2015. «Quando mi chiedono se ho ucciso io Chiara, penso che non sanno di cosa stanno parlando».
Lo ha detto Stasi nella lunga intervista che andrà in onda questa sera 24 maggio alle 21,20 su Italia 1 alla trasmissione Le Iene che presentano “Delitto di Garlasco: la verità' di Alberto Stasi. «Nell'immaginario comune un innocente in carcere è un qualcuno che soffre all'ennesima potenza.
Poi parla della vicenda giudiziaria, «sembrava di remare contro un fiume in piena andando controcorrente, fin dall'inizio - racconta -: una volta lo scambio dei pedali, un'altra volta il test solo presuntivo, e l'alibi che mi viene cancellato, l'orario della morte che viene spostato. Non c'era desiderio di cercare la verità». «Io sono stato assolto in primo grado, sono stato assolto in appello, sull'unica condanna il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione ha chiaramente detto “Non si può condannare Alberto Stasi”, quindi, in Italia hanno un sistema che a oggi funziona così: la pubblica accusa dice “No, questa persona va assolta” ma, nonostante questo, la persona viene condannata». Il suo primo arresto e rilascio a quattro giorni di distanza «fu come un punto di non ritorno: non si trattava più di svolgere un'indagine ma si trattava di salvare la propria carriera, la propria reputazione. Questo poi ha comportato tutta una serie di conseguenze di inezie, di incapacità di tornare indietro, non so se mi spiego. Per ammettere i propri sbagli bisogna avere coraggio».