Sanremo 2023, il "Festival di Amadeus" torna a essere una festa. Incognita futuro: si abbandonerà l'Ariston?

Sanremo 2023, il "Festival di Amadeus" torna a essere una festa. Incognita futuro: si abbandonerà l'Ariston?
di Mattia Marzi
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Domenica 12 Febbraio 2023, 02:36 - Ultimo aggiornamento: 07:13

Non sarà propriamente il nostro Super Bowl, se non altro perché il Super Bowl dura una notte, mentre la kermesse si articola in cinque serate, però il Festival di Sanremo mai come quest’anno ha ripreso della finale del campionato di football americano lo spirito: è tornato ad essere una gigantesca festa capace di bloccare totalmente un intero paese. Un momento di aggregazione trasversale, capace di unire a più livelli: geografici, ma anche generazionali. L’apertura e la chiusura con l’Inno di Mameli, cantato la prima serata da quel supereroe di Gianni Morandi e suonato l’ultima dalla banda dell’aeronautica militare, non sono state casuali. Così come l’epocale presenza all’Ariston martedì del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: mai successo prima. «Inizia una settimana imperdibile che ricorderemo, ne sono sicuro», aveva promesso Amadeus alla vigilia. Promessa rispettata.

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Amadeus, voto 7

Pazienza che abbia collezionato qui e là qualche gaffe (sbagliando i nomi dei cantanti e dimenticandosi Carolina Crescentini in cima alle scale dell’Ariston): ha macinato ascolti e messo d’accordo tutti, permettendo al Festival di Sanremo di tornare ad essere un palco molto importante per la musica italiana e per l’industria, portando avanti la rivoluzione iniziata nel 2018 da Claudio Baglioni. Quando il direttore dell’intrattenimento prime time Stefano Coletta parla di “Festival di Amadeus”, non commette un lapsus: il Festival di Sanremo è davvero roba sua, ormai.

E ne fa ciò che vuole. Con buona pace di amministratori delegati, funzionari, ministri e politici vari.  

Il cast: voto 6

Forse le canzoni non erano all’altezza delle ultime edizioni. Non tutte, almeno. Bene l’eleganza di “Due vite” di Marco Mengoni, i dolori del (non più) giovane Gianluca Grignani con “Quando ti manca il fiato”, il gusto retrò di Colapesce e Dimartino con “Splash” (anche se non aveva la stessa forza di “Musica leggerissima”), la freschezza di Leo Gassmann con “Terzo cuore”. Meno bene la nostalgia dei Cugini Di Campagna con “Lettera 22”, il misticismo di Anna Oxa con “Sali (Canto dell’anima)”, per non parlare di Shari con “Egoista” o di Will con “Stupido”: non proprio imprescindibili, considerando che a casa sono rimasti – tra gli altri – Sangiovanni, i Boomdabash, Francesca Michielin e pure i Verdena. Però in compenso c’erano i veri big. Artisti che attualmente si esibiscono negli stadi, come Marco Mengoni e Ultimo.

 

Pesi massimi del pop italiano, come Giorgia, che mancava in gara da ventidue anni. Rivelazioni dell’ultima stagione discografica che macinano sulle piattaforme milioni di streams e che di Sanremo non avrebbero certo avuto bisogno, come Lazza, diciannove settimane al primo posto della classifica settimanale Fimi/Gfk dei dischi più venduti in Italia con il suo “Sirio”. Una reginetta delle programmazioni radiofoniche come Elodie, che ha annunciato il suo primo Forum di Assago, nella settimana del Festival ha scelto di lanciare il suo nuovo album “Ok. Respira” e il 20 farà uscire una docu-serie su Prime Video, “Sento ancora la vertigine”. E poi Madame, Colapesce Dimartino, Articolo 31, Gianluca Grignani, i Modà, Paola e Chiara, Tananai, Anna Oxa e pure i Cugini Di Campagna: un cast così pop non si vedeva dai tempi dei grandi Festival di Pippo Baudo.

 
Quello che si è visto sul palco, oltre alle canzoni: voto 7

Ben assortita la scelta delle conduttrici. Chiara Ferragni, che “è uscita fuori dal cellulare”, come ha scherzosamente detto Gianni Morandi, tutto sommato se l’è cavata: Amadeus le ha affidato il compito di spalancare le porte dei social al Festival e viceversa. “Hai creato un mostro”, ha ironizzato Morandi, alludendo all’account Instagram di Amadeus aperto in diretta da Chiara Ferragni e che in poche ore ha superato il milione di follower. “Hai creato una vita digitale che in tre giorni ha cambiato quella reale”, ha scherzato il padrone di casa. A suo agio anche la smaliziata belva Francesca Fagnani e in un modo o nell’altro ha portato a casa una buona performance anche Paola Egonu, l’unica tra le quattro a non essere propriamente una donna di spettacolo. Chiara Francini, invece, ha rischiato di essere troppo affettata, con quelle risatine e quell’atteggiamento naif. Male il monologo di Sanremo: fuori contesto, fuori tempo, antiquato. Pesante come una zavorra, uscirne bene è un’impresa: una su mille ce la fa, per tutte le altre è la gogna. A proposito di “Uno su mille ce la fa”. Morandi è stato il vero mattatore del Festival: ha condotto, ha cantato, ha ballato, si è prestato alle gag (quella in cui spazza il palco con una scopa dopo la disastrosa esibizione di Blanco è già cult), ha dispensato saggi consigli ai giovani: è il nonno d’Italia. Un supereroe vero, per citare Amadeus. Oppure un highlander, per usare le parole di Fiorello, il conduttore occulto del prima, dopo e durante Sanremo: lo showman ha trasmesso in mezzo alla strada ed è stato più efficace di chiunque sul palco. Lo si nota di più se non viene.

Il futuro? Un'incognita

113. È la cifra impressionante relativa al numero di artisti, tra cantanti, conduttori, conduttrici, attori e comici che si sono alternati sul palco. Anzi, sui palchi: oltre a quello dell’Ariston c’erano anche quello esterno in piazza Colombo e quello della nave. «Sono partito da un’idea di Festival quando sono arrivato quattro anni fa, volevo ‘aprire' il Festival uscendo dall'Ariston (che è sacro) per portare la festa anche al di fuori in città». Forse il futuro della kermesse è esattamente questo: l’Ariston comincia ad essere troppo stretto per una festa così mastodontica. «Un giorno si dovrà abbandonare l’Ariston e costruire un Palafestival, anzi esorto il proprietario Walter Vacchino e l’amministrazione comunale e regionale a pensare presto a questo progetto. Stiamo parlando del più grande evento televisivo italiano, qualcosa che non ha eguali in Europa. Incredibile che si faccia all’interno di un cinema. Incredibile o forse molto italiano», ha detto alla vigilia Lucio Presta, il potente manager televisivo dietro al successo dei festival di Amadeus. In fondo è quello che dice da qualche anno Paolo Bonolis. Ed è un sogno che è diventato già realtà. A Sanremo sono iniziati lo scorso luglio i lavori per il nuovo palazzetto dello sport che sta sorgendo nella zona di Pian di Poma: si tratta di un’opera imponente e importante che la Città dei Fiori ha atteso per oltre mezzo secolo e che sarà ultimata entro la fine del 2023.

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