Max Pezzali a Verissimo: «Mio figlio mi considera un boomer»

Max Pezzali a Verissimo: «Mio figlio mi considera un boomer»
di Eva Carducci
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Sabato 3 Aprile 2021, 17:54

«Ho provato a raccontare gli anni '90 attraverso i testi delle mie canzoni, ma soprattutto da chi ha vissuto quel periodo così intensamente. Ci sono tutte le sensazioni e le situazioni che raccontano un decennio così lontano, perché viviamo in un mondo totalmente diverso. Racconto la mia storia anche attraverso gli oggetti che non esistono più, comprese le discoteche e il pomeriggio. Insomma, c'è tutto il mio mondo in questo libro. Non c'era internet, eravamo veramente provinciali tra Pavia e Milano ad esempio, arrivavamo il sabato vestiti come i milanesi due anni prima, e andavamo alla ricerca della novità» racconta Max Pezzali ospite di Silvia Toffanin per presentare il suo libro: Max90. La mia storia. I miti e le emozioni di un decennio fighissimo.

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Prosegue il cantante: «Da nerd e miope posso dirvi che negli anni '70 e '80 sembravi il ragionier Filini di Fantozzi, poi ho messo le lenti a contatto e il mondo è cambiato. Negli anni '90 sotto una certa età si poteva andare il sabato o la domenica pomeriggio a ballare in discoteca, e lì ho imparato le liturgie del rimorchio, fondamentali per il mio lavoro di cantante. Ho una collezione di due di picche invidiabile, chi non è fisicamente attraente non arriva immediatamente, e io sono come un diesel, ho bisogno di tempo. Ma ho imparato la tecnica della fabulazione e dello sfinamento, se riesci a essere intelligente, simpatico e brillante sopperivi comunque. Ho scritto tante lettere d'amore, che consegnavo poi a mano. La lettera d'amore in quegli anni è stato un banco di prova essenziale per scrivere le canzoni, dovevi arrivare al cuore senza allungarti troppo. Una volta mi hanno beccato a casa i miei con una ragazza, e la presenza di mio padre mi ha inibito. Il terrore è rimasto. Adesso che sono papà di un preadolescente è una situazione difficile, perché cerco di essere il più amichevole possibile, non il papà amico che è sbagliato. Gli faccio capire che può fidarsi di me, ma non mi dice niente, parla più facilmente con mia moglie, con me si vergogna. Ho captato dei discorsi con il suo migliore amico, mentre li accompagnavo in macchina, in cui si lamentavano delle solite cose, tipo che le ragazze sono attratte da chi li tratta male. Quindi cambia tutto, ma non cambia niente. Dal punto di vista musicale mio figlio mi apprezza, è affascinato dal processo creativo, per tutto il resto sono un po' un boomer, mi considera antico quando cerco di fare il simpatico.

Capisco di dover fare un passo indietro perché c'è un gap generazionale insostituibile».

 

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