Helga Schneider a Le Lunatiche: «Così incontrai Adolf Hitler e l'orrore del nazismo»

Helga Schneider
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Domenica 26 Aprile 2020, 02:49
Helga Schneider da bambina ha incontrato Adolf Hitler come ha raccontato nel corso della trasmissione Le Lunatiche in onda su Rai Radio 2 ogni sabato e domenica dall’una alle 5, condotta da Federica Elmi e Barbara Venditti.

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Helga Schneider è nata nel 1937 in Slesia, territorio tedesco che dopo la seconda guerra mondiale sarà assegnato alla Polonia. Nel 1941 Helga e suo fratello Peter, rispettivamente di 4 anni e 19 mesi, con il padre già al fronte, vengono abbandonati a Berlino dalla madre che arruolatasi come ausiliaria nelle SS diverrà guardiana al campo femminile di Ravensbrück e successivamente a quello di Auschwitz-Birkenau.

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Nel dicembre del 1944 Helga e suo fratello Peter, grazie alla zia Hilde collaboratrice nell'ufficio di propaganda del ministro Joseph Goebbels, vengono scelti, insieme a molti altri bambini berlinesi, per essere "i piccoli ospiti del Führer", null'altro che un'operazione propagandistica escogitata da Goebbels, che li porterà nel famoso bunker del Führer dove incontreranno Adolf Hitler in persona.

Dal 1963 Helga vive in Italia, a Bologna. Ha raccontato la sua esperienza in diversi libri.

Sul suo incontro con Adolf Hitler: «Non ho parenti in questo Paese, ho solo un figlio con il quale sono poco in contatto perché abbiamo avuto un problema morale per via di mia madre, cioè la nonna di mio figlio, che è stata una guardiana ad Auschwitz Birkenau e purtroppo questo fatto mio figlio non è mai riuscito a superarlo. Da bambina ho incontrato il Fuhrer e mi è bastato per tutta la vita. Io ricordo un uomo vecchio, con uno sguardo ancora magnetico ma dal passo strascicato, la faccia piena di rughe e la stretta di mano molle e sudaticcia».

Sulla madre: «Ovviamente io non sono mia madre, io sono totalmente il contrario, ho scritto 15 libri e tutti contro il nazismo, contro Hitler, contro il regime nazionalsocialista, contro la guerra che Hitler ha voluto a ogni costo e quella guerra sulla quale ci abbiamo rimesso noi, soprattutto i bambini che sono totalmente innocenti. Mi son subita una guerra per sei anni ed ero solo una bambina. Sono andata in giro dappertutto per vent’anni e ovunque mi hanno sempre chiesto se riesco a perdonare e comprendere mia madre. Mia madre a Berlino ha lasciato due bambini piccoli con il marito già al fronte, è andata a fare la guardiana ad Auschwitz Birkenau volontariamente, perché i nazisti ti obbligavano a fare qualsiasi cosa ma non obbligavano una madre a lasciare i bambini. Io avevo 4 anni.

Io posso perdonare quello che ha fatto mia madre a noi, mia madre ha abbandonato un marito che era al fronte e due bambini piccoli a casa, io posso perdonare questo anche se a fatica. Ma ormai ho raggiunto una certa età e mi dico e ripeto, e lo dico anche a chiunque me lo chiede, che ho il dovere vista la mia maturità di donna di perdonarla. Non posso però perdonarle quello che ha fatto agli ebrei che erano sotto la sua sorveglianza, questo devono perdonarglielo tutti gli ebrei che sono stati arrestati, deportati, cacciati nei vagoni anche con i bambini, vagoni strapieni dove c’era solo un secchio per poter fare i propri bisogni. Poi arrivati sulla rampa di Auschwitz venivano accolti con i cani, poi la divisione in malo modo delle madri con i piccoli in braccio a destra, chi poteva ancora lavorare a sinistra. Quelli che erano destinati a destra a volte anche dopo neanche trenta minuti erano in camera a gas. In tutti questi campi poi non c’erano solo gli ebrei, c’erano anche prigionieri, donne che non volevano abbandonare un marito ebreo».
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