S tropicciata, ingrassata, decolorata. Molto arrabbiata. E dalla parte “sbagliata” delle storie d’amore: quella di chi lascia. Smessi i panni di Ilary Blasi nella miniserie Sky su Francesco Totti, l’attrice 34enne Greta Scarano è la protagonista, insieme al coetaneo romano Simone Liberati, della serie in 3 serate di Gianluca Maria Tavarelli Chiamami ancora amore, una sorta di Kramer contro Kramer all’italiana in onda su Rai1 dal 3 maggio e su RaiPlay da lunedì. La storia di una coppia che si ama, forma una famiglia e dopo 12 anni scoppia, coinvolgendo in una guerra di avvocati e assistenti sociali il figlio, i genitori, gli amici e chiunque si metta in mezzo. «Questa non è una storia, è un pezzo di noi. Un momento di verità in un mondo in cui tutto è fintoe filtratodai social». È la serie giusta da guardare adesso? «Certo. Non è solo il racconto di una relazione, ma è anche un thriller familiare. Non si soffre soltanto. In quella guerra tra coniugi si nasconde un mistero. È una serie che io mi guarderei in binge watching». Girandola le è venuta voglia di fare un figlio o le è passata? «Mi ha confermato che il carico della maternità è pesante, soprattutto quando non si hanno aiuti. Forse un giorno adotterò: non credo che essere genitori consista solonelpartorireun figlio,ma anche nel prendersene cura e dargli gli strumenti per stare al mondo. Ho 34 anni e l’idea mi spaventa meno diprima».
In “Montalbano” spezzava un fidanzamento, qui un matrimonio: il consenso popolare non le interessa? «Cerco di fare cose belle.
Ha cominciato a dire dei no? «L’ho sempre fatto. A volte è stato pesante,sonorimasta anchesenza lavoro. Ho fatto la commessa e ho lavorato in un bar. Non avendo una famiglia cui badare, mi sono permessa il lusso di pensare solo a me. So che non lo possono fare tutti». Un no sbagliato? «Mai piangere sul latte versato. Nella vita sono impulsiva e frettolosa, ma sul lavoro prima di fare unasceltacipenso bene». Il suo compagno è il regista Sidney Sibilia. È difficile dirgli di no? «No anzi, con lui è più facile. A casa condividiamo tutto. Funzioniamocome unpiccolo laboratorio». Davverovuol fare la regista? «Fin da piccola. Poi la vita mi ha portato altrove. Il progetto c’è, non ancora su carta. Mi interessano i rapporti tra le persone, le relazioni, i sentimenti. Escludo di girare unfilmdi genere». Il 25 aprile sarà al Quirinale. Cosafarà? «Leggerò delle storie di resistenza e la poesia di Dino Buzzati, Aprile 1945. Per me è un grande onore: sono nata nel 1986 ma quel momento storico mi appassiona, e sto sviluppando un progetto sulla resistenzafemminilea Roma.Bisogna avvicinare i ragazzi alla Liberazione. La pandemia li ha privati della libertà, lo stesso valore per cui in tanti si sono sacrificati durante la guerra».