Giovanni Minoli, torna Mixer: venti puntate con il meglio di vent'anni di interviste: da Bettino Craxi a Monica Vitti

Su Raitre a partire dal 12 gennaio

Giovanni Minoli, torna Mixer: venti puntate con il meglio di vent'anni di interviste: da Bettino Craxi a Monica Vitti
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Mercoledì 11 Gennaio 2023, 18:34 - Ultimo aggiornamento: 19:50

Torna in tv Mixer, la famosa trasmissione di e con Giovanni Minoli. È famosa perché ha trattato e approfondito decine di protagonisti della scena politica, culturale e sociale, italiana e mondiale, da Berlinguer a Kissinger, da Monica Vitti a Josè Luis Borges, da Craxi al Dalai Lama, passando fra gli altri per David Bowie, Pietro Valpreda, Valentino, Marisa Bellisario ma anche, fra gli altri, gli interventi comici di Paolo Villaggio nei panni della sindacalista Gemma Pontini, ispirata a Nilde Iotti. Il programma torna e si intitolerà Mixer - 20 anni di televisione, il viaggio di Giovanni Minoli nel suo programma più innovativo (in onda dal 1980 al 1998), con una prima stagione di 20 puntate dedicata al meglio degli anni '80 (la seconda proporrà il meglio degli anni '90), al via dal 12 gennaio su Rai 3 ogni giovedì in seconda serata e dal 18 gennaio anche il mercoledì alle 21.15 su Rai Storia.

«La forza di Mixer è stata di dire la verità - spiega Minoli - su un'Italia che era diventata una delle maggiori potenze industriali e culturali del mondo». Un Paese «che non ha memoria non ha futuro», eppure «questo materiale stava chiuso da 45 anni nelle cineteche. Si tira fuori solo qualche faccia a faccia quando muore un personaggio». Minoli invece lo ripercorre nella sua anima di rotocalco: «È un programma che riflette il senso che do al servizio pubblico, al fare tv. Per me vuol dire stare dalla parte del cittadino, non considerandolo solo un consumatore».

Marco Pannella, la storica intervista a Mixer di Giovanni Minoli

Oggi «la stupidità è diventata vincente. Invece la Rai nella quale abbiamo lavorato noi era pluralista aveva il gusto delle opinioni diverse». Minoli ripropone Mixer con un nuovo sguardo «dedicato soprattutto al pubblico più giovane di cui ci dobbiamo prenderci più cura». Il giornalista non ha voluto aggiungere nessun commento, ma mostra semplicemente «i documenti e le persone, ognuno si farà la propria idea».

Di Mixer «abbiamo fatto in 20 anni «500 puntate, per tirarne fuori 20 ho dovuto sacrificare molto». Il filo seguito è quello dei vari anni: si parte con il 1980 e i faccia a faccia fra gli altri con Paolo Rossi e Bruno Giordano (era nel pieno lo scandalo del calcioscommesse); Bettino Craxi e Marco Pannella; Umberto Terracini, padre della Costituente, e Giovanni Torrisi, allora capo di Stato Maggiore della difesa che si scoprì poi essere fra i membri della P2. Ma anche, fra gli altri, un'inchiesta su Islam e burka; le interviste di Leo Benvenuti a Monica Vitti, Alberto Sordi e Ugo Tognazzi; quelle di Minà a Celentano, Dalla, Morandi, De Gregori e Pino Daniele.

Mixer «ha innovato molto dal punto di vista del linguaggio e tecnologico - ricorda -.

Ho avuto fortuna, sono incappato in un momento in cui nascevano il telecomando e le tv private. Io ho pensato allora di integrare il telecomando nel racconto, e per quanto riguarda le tv private, dove loro mettevano la pubblicità noi mettevamo il pezzo migliore». Questa «non è un'operazione nostalgia - sottolinea Silvia Calandrelli, direttrice di Rai Cultura, che produce il programma con collaborazione con Radio Rai -. Minoli ci ha offerto di ritrovare la contemporaneità e straordinarietà di Mixer con nuovi intrecci narrativi».

Ogni faccia a faccia «ha dietro una storia, spiega l'ex direttore di Rai 3. «Da quello con il capo della Cia Stansfield Turner che interruppe l'intervista per poi essere convinto a tornare, al politico israeliano Yitzhak Shamir che tirò addosso a Minoli l'auricolare dopo una domanda particolarmente dura. Il personaggio più deludente? «Ted Kennedy. Quando mi disse di non voler parlare dei fatti di Chappaquiddick che gli costarono la corsa alla presidenza, me ne sono andato».

Mentre tra le interviste che più l'hanno colpito c'è «quella con Marguerite Yourcenar». Minoli amerebbe riproporre anche un altro dei suoi programmi simbolo, «La storia siamo noi. C'è una discussione che non si sblocca per una questione di soldi. La Rai non mi ha fatto ancora una proposta per acquisire i miei diritti. Io sono molto premuto delle offerte di altri network, ma proprio per il mio legame con il servizio pubblico, vorrei che restasse in Rai». 

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