Honolulu, Francesco Mandelli torna in tv: «Si prendono tutti troppo sul serio, ma fallire è "punk"»

Honolulu, Francesco Mandelli torna in tv: «Si prendono tutti troppo sul serio, ma fallire è "punk"»
di Ilaria Ravarino
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 22 Settembre 2021, 07:14

Aveva detto «mai più», ha cambiato idea. E così, a più di dieci anni dall'ultima vera conduzione (Non perdiamoci di vista, del 2008), Francesco Mandelli torna come mattatore di un programma, il varietà Honolulu, da stasera in prima serata su Italia 1. Un mix «dissacrante» di monologhi, musica e interviste, che l'attore lombardo 42enne - celebre nella prima decade del 2000 come la metà anziana del duo I soliti idioti, con Fabrizio Biggio, poi attore e regista in solitaria - gestirà insieme alla co-conduttrice napoletana Fatima Trotta: «Sarà una specie di Boris della stand-up, un programma imprevedibile come la nazionale agli Europei».

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Conduce: come mai ha cambiato idea?
«Avevo un progetto diverso che è saltato.

Quando mi è arrivata questa proposta ho provato a considerarla senza pregiudizi: alla fine si tratta pur sempre di recitare una parte, quella del presentatore».

Dopo tanti anni ha la sindrome da prestazione?
«No, mi sento libero di sbagliare. Sogno di fare un monologo e finirlo con la gente che mi tira addosso di tutto. Mi piace sfidare le convenzioni. Oggi si prendono tutti troppo sul serio, anche chi fa ridere».

Tornerebbe a provocare come ne I soliti idioti?
«Era un'altra epoca. I soliti idioti erano puro punk, e allora si poteva fare. Oggi trasgredire non significa usare un linguaggio violento in prima serata, ma far fare allo spettatore uno sforzo in più. Oggi è punk chi non vuole essere sempre popolare, chi non fa la scelta più comoda».

Per esempio?
«Sono pochissimi. Chiunque provi a trasgredire le convenzioni, chi si butta senza copione, chi rischia. Il successo è un insuccesso che non ce l'ha fatta».

Ce l'ha un'idea di show punk?
«Sogno un programma alle due del mattino, libero e fuorilegge, con dentro di tutto, che se lo vuoi vedere devi sintonizzarti in tv a quell'ora là, perché non va su YouTube e non circola in rete. Però a quel punto se lo show ti offende non ti puoi incazzare, perché te la sei andata a cercare».

Rimpiange il successo con Fabrizio Biggio?
«No, eravamo alla fine di un percorso. Prima il lavoro era la mia vita, poi è diventato una parte della mia vita. Fai altre scelte, hai meno ansia: dieci anni fa ero megafamoso, ma non riuscivo a girare per strada».

Quante volte le hanno proposto la serie de I soliti idioti?
«Ma lo sa che pur avendo ricevuto milioni di messaggi dai fan, che ci chiedono ancora oggi di farla, non ci è mai arrivata nessuna proposta? Nemmeno dalle piattaforme».

E che spiegazione si dà?
«Ma come fai a farla, una serie così oggi?».

Il successo tornerà?
«Magari si. Oggi poi è più facile, guarda Frank (Matano, ndr): l'ho incontrato che stava per fare LOL, pareva che si fosse infilato in una cosa di nicchia, una delle tante. E invece l'ha imbroccata».

Le piacerebbe farlo?
«Non si può mai dire. Un anno fa avrei detto che non avrei mai più fatto il conduttore. Certo da un programma così puoi uscire bene, ma anche malissimo. Se me lo chiedessero cercherei di non decidere con l'ego, ma chiederei consiglio. Fossero questi, i problemi».

Ha altri film da regista?
«Notti in bianco, baci a colazione. È tratto dal libro di un autore veneto, si parla con ironia di sentimenti andando in profondità senza essere pesanti. Ho anche un piccolo ruolo, recito nella parte di un bancario. Ancora non so se uscirà in sala o su piattaforma».

Suona ancora?
«Come no, ho un gruppo, i Dead Vision, che sono la mia passione, la mia evasione. E sono grande fan dei Maneskin: almeno nella musica italiana c'è ancora qualcuno che osa essere rock».
 

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