Se lo aspettava il successo de "La vita promessa 2"?
«All’inizio non sapevo cosa aspettarmi. È una storia in cui accadono davvero tante cose, ma ha una struttura solida e ci si affeziona ai personaggi. La vera protagonista, qui, è la forza femminile di Donna Carmela, il personaggio di Luisa Ranieri. Una donna all’antica, una mamma chioccia ma energica, capace di fare da collante per tutta la famiglia. Oggi ci atteggiamo tanto a fare gli uomini moderni, ma quel modello femminile lo riconosciamo e lo amiamo ancora. E poi è una storia di inclusione e accettazione, che lancia un forte messaggio di inclusione. Il suo Antonio ha a che fare con la mafia anni Trenta».
Che malavita era?
«La banda di Lucky Luciano era la Gomorra di allora.
Il colore dell’epoca la rende più folkloristica, ma era ugualmente cruenta, terribile e pericolosa. Antonio si lega al gruppo di Luciano come croupier, ne diventa un uomo di fiducia, ma sotto banco passa informazioni agli agenti dell’Fbi. Allora come oggi, le dinamiche sono le stesse».
Ci sarà “La vita promessa 3”?
«C’è una possibilità, ancora non concreta, di un seguito. Ottimo, in questo senso, aver riconfermato sia lo share che il pubblico.
Cosa può dire di “Tutta colpa di Freud”?
«Saranno otto puntate ambientate a Milano, con Bisio che fa lo psicanalista. Andrà prima su Amazon e poi su Canale 5. Ora però il set è bloccato per l’emergenza sanitaria, eravamo in preparazione. Io interpreto un paziente di Bisio, Riccardo, che viene da una famiglia di gente intelligentissima e geniale. Riccardo è un ragazzo molto insicuro che finge di essere quello che non è, un bugiardo cronico ma con molta voglia di migliorarsi. Solo che a un certo punto si innamora della figlia del suo psicanalista. E si ritrova a mentire anche a lui».
Come sta vivendo questo momento di emergenza sanitaria?
«Vedo un’Italia di cui essere orgogliosi, per efficienza e reazione. Se riuscissimo a reagire sempre cosi, con questa prontezza, raggiungeremmo risultati straordinari».
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