Fausto Brizzi dopo le accuse di molestie: «Sono uscito dall'ombra, in Italia vogliono le disgrazie altrui»

Fausto Brizzi a "Verissimo" dopo le accuse di molestie sessuali: «Sono uscito dall'ombra, in Italia vogliono le disgrazie altrui»
di Silvia Natella
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Sabato 23 Febbraio 2019, 16:54 - Ultimo aggiornamento: 18:29

Parla per la prima volta davanti alle telecamere dopo lo scandalo che lo ha travolto un anno fa Fausto Brizzi. Il regista, nell'occhio del ciclone per le accuse di molestie sessuali, è ospite a Verissimo per raccontare la sua versione dei fatti e presentare l'ultimo lavoro "Modalità aereo". Oggi è stato scagionato completamente. «Ho finito - spiega - la modalità aereo e riattaccato il cellulare. Sembra che in Italia la gente non voglia vincere qualcosa o avere una fortuna, ma vedere la sfortuna di quello accanto. Fanno molto più notizia le disgrazie delle buone notizie. Se una persona viene accusata viene data una certa rilevanza, se viene assolta un'altra. In questo periodo ho sempre lavorato, ho scritto dei film e non mi sono fermato. Ero soltanto un po' più nell'ombra»

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Il regista di "Ex", "Notte prima degli Esami", "Maschi contro Femmine" e tanti film di Natale in questi anni ha tratteggiato la società contemporanea con pregi e difetti. A un certo punto della carriera ha subito un attacco mediatico simile a un linciaggio. Un polverone che lo ha portato sulle prime pagine dei giornali, ma che alla fine lo ha visto innocente. Il caso è stato archiviato perché il fatto non sussiste. 
 

 

 
«È stato un anno complicato, in cui il mio obiettivo era trovare l’umore giusto per scrivere un film divertente e 'Modalità aereo' lo era. Quando Paolo Ruffini me l’ha portato ho capito che era terapeutico: era la risposta pop a tutto quello che mi stava succedendo. E il lavoro è stato una cura... Bisogna sempre e comunque mantenere l’ironia perché ti salva. Ma alla fine un calcio nel posteriore aiuta a resettare la propria vita in meglio, a guardare meno volte il telefonino e a fare in modo che le persone a cui vuoi bene, stiano bene... Oggi siamo messi così, un tweet può rovinare la vita ed è preoccupante».

«La vera terapia - continua - di quest’anno è stata circondarmi di persone che mi volessero bene. Questa cosa mi ha permesso di passare da duemila a cento numeri sulla rubrica del cellulare. Improvvisamente capsici chi sono le persone superflue e quelle fondamentali. È stato un periodo un po’ rocambolesco in cui sfuggivo ai giornalisti e in cui molte persone, che pensavo semplici conoscenti, invece mi hanno dato le chiavi della loro casa in caso di emergenza. Giravo con le chiavi di una quindicina di abitazioni sparse in tutta Italia anche perché i miei amici mi volevano vedere in casa. La mia cura è stata anche la mia bambina di tre anni che quest'anno era sul set e dava l'azione».

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