La sua anima iconoclasta, con pause e colpi di testa, bronci e sorrisi, sono diventati prevedibili e scontati. E la visionarietà del Celentano-pensiero drammaticamente superata dai tempi: il Molleggiato, che pure gridava «How dare you» alle potenze mondiali prima ancora che Greta Thunberg fosse nata, oggi non trova la chiave per ripetere in tv quel messaggio che un’adolescente ha reso attuale via social. L’ha detto lui stesso, del resto: «Dobbiamo cambiare la tv, cambiare è positivo». Ma del cambiamento giovedì non c’era traccia. C’era un uomo di una certa età - 82 il 6 gennaio - davanti ai quattro conduttori più longevi della tv, non c’erano i giovani e nemmeno i meno giovani, non c’era la Canale 5 “dei ragazzi”, ma una rete che parlava – a vuoto - al pubblico di Rai1. E non è solo una questione anagrafica, perché il sessantenne Fiorello, via streaming, vola alto portando sul palco Achille Lauro e Calcutta, Paradiso e Marracash. “Incoraggiando” persino il rivale Celentano, dall’alto di una tv che il cambiamento non lo teme: lo prevede.
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