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La rivincita di Plutone: potrebbe riacquistare lo status di pianeta
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Lunedì 10 Settembre 2018, 19:54 - Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 16:08
Sin dalla sua scoperta, nel 1930, Plutone è stato considerato il nono pianeta del Sistema solare, il più misterioso e difficile da osservare. Tuttavia, a causa della sua lontananza dal sole e delle dimensioni estremamente ridotte, nel 2006 il corpo celeste è stato “retrocesso” nella categoria dei pianeti nani. Un declassamento che non ha mai finito di provocare dubbi in molti esponenti della comunità scientifica, che hanno messo in evidenza come la definizione di “pianeta” sia qualcosa di non ancora pacifico e su cui è in corso un serrato dibattito.




Ma ora per Plutone (il Dio dell'abbondanza) sembra paventarsi all'orizzonte la possibilità di riacquisire lo status di pianeta a tutti gli effetti. A sostenere la necessità di una “promozione” per il corpo celeste è uno studio pubblicato online sulla rivista Icarus, condotto dallo studioso americano Philip Metzeger. Uno dei volti più noti nel panorama dell'astrofisica, il professore del Florida Space Institute assieme al suo gruppo di ricerca ha passato in rassegna ben due secoli di letteratura scientifica per scoprire come non ci siano i presupposti per considerare Plutone un semplice pianeta nano.



La messa in discussione dello status di Plutone inizia negli anni '60, quando le osservazioni sempre più numerose di piccoli oggetti nella zona ai confini del Sistema solare portarono molti astronomi a definire “plutinì” questi corpi celesti, troppo piccoli per essere veri pianeti e troppo grandi per essere semplici asteroidi. Plutone divenne il loro prototipo e presto ci si cominciò a chiedere se fosse legittimo considerarlo ancora un pianeta. Finché il 24 agosto 2006, a Praga, l'Unione astronomica internazionale (Iau) lo privò del suo status di pianeta, designandolo come il primo dei corpi plutoniani. La riscossa di Plutone era cominciata nel febbraio 2015, quando la sonda spaziale sviluppata dalla Nasa era entrata nella sua atmosfera. Grazie alla missione è stato possibile per la prima volta studiare la geologia e la morfologia di un corpo celeste considerato fino a pochi anni prima irraggiungibile e precluso all'osservazione umana, a causa dell'enorme lontananza dalla Terra (la sonda ha impiegato ben otto anni per raggiungere l'area) e del clima estremamente rigido.

Grazie ai dati trasmessi da New Horizon, Alan Stern, responsabile per la Nasa della missione, ha avanzato nel 2017 l'idea di rivedere la classificazione di Plutone. Questo alla luce delle immagini ravvicinate di monti, canyon, crateri e altre formazioni geologiche, considerate del tutto simili a quelle osservate negli altri pianeti del Sistema solare. Lo stesso Stern, con l'astrobiologo David Grinspoon, lo scorso 8 maggio aveva scritto sul Washington Post che Plutone è uno dei quei mondi «abbastanza grandi da essere stati modellati in una forma sferica dalla loro stessa forza di gravità. I corpi celesti più piccoli, come gli asteroidi e le comete hanno infatti una forma irregolare».

 
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