Spazio, si apre una nuova frontiera: l'esplorazione e lo sfruttamento degli asteroidi

Spazio, si apre una nuova frontiera: l'esplorazione e lo sfruttamento degli asteroidi
di Anna Guaita
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Martedì 27 Dicembre 2016, 21:55 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 12:48
NEW YORK – Quando lo scorso settembre la sonda Osiris-Rex è decollata da Cape Canaveral, pochi ci hanno fatto caso. Eppure la missione che la sonda dovrà svolgere nei prossimi sette anni potrebbe cambiare il futuro del mondo. Dopo due anni di volo di avvicinamento, dovrà atterrare su un asteroide, e prelevarne un pezzetto da riportare sulla terra. Un primo passo verso lo sfruttamento minerario degli asteroidi.

Osiris-Rex è una missione Nasa. E’ la prima mossa di quella che promette di essere la nuova lucrosa frontiera dell’esplorazione spaziale. Sono vari anni che si parla di questa nuova era, delle promesse di immense ricchezze, della possibilità  di rendere i viaggi interplanetari facili ed economici, ma solo in questi ultimissimi mesi l’idea si è trasformata da materia ai limiti della fantascienza a una realtà in evoluzione. Mentre Osiris-Rex ha cominciato il suo viaggio verso l’asteroide Bennu, alla Nasa si aspetta con ansia il nuovo bilancio Usa, per lanciare la ben più ardita missione ARM, la “Asteroid Redirect Mission”, che deve scavare un masso da un altro asteroide e metterlo in orbita intorno alla luna. E intanto, sulla Terra, nel piccolo (ma straricco) granducato di Lussemburgo si sono messe le basi finanziarie e legali per future missioni private.

Per quanto affascinanti siano le missioni Osiris-Rex e Arm, è proprio quest’ultima notizia dall’odore burocratico a dare la misura di quanto i progetti di sfruttamento dello spazio stiano cominciando a prender forma. In novembre il Lussemburgo ha approvato una legge che entra in vigore all’inizio del 2017, e che concederà patenti per l’estrazione spaziale ad aziende private. La legge, che echeggia una simile legge americana, dovrebbe servire come base giuridica per aggiornare il diritto internazionale sullo sfruttamento dello spazio (attualmente fermo al Trattato sullo Spazio Extra-atmosferico, una legge dell’Onu del 1967).  

Dopo aver definito la base giuridica, il granducato ha anche aperto le casseforti promettendo finanziamenti fino a 225 milioni di euro alle aziende di esplorazione spaziale che apriranno filiali nel suo territorio. E due società americane hanno già risposto all’appello, la Deep Space Industries e la Planetary Resources. Quest’ultima è guidata da Chris Lewicki, già direttore del Jet Propulsion Laboratory della Nasa e responsabile del progetto che ha portato quattro sonde ad atterrare su Marte. Lewicki ha ricevuto poche settimane fa il primo finanziamento di 25 milioni di euro per mettere in orbita una serie di satelliti che studieranno il consumo di materie prime sulla terra, mentre Deep Space Industries già nell’anno che entra metterà in orbita la prima di una serie di sonde di sperimentazione, minuscole navette che studieranno quali dei 600 mila asteroidi del nostro sistema solare siano più promettenti.

Con il suo passato “marziano” Lewicki vede nello sfruttamento degli asteroidi non solo la possibilità di portare sulla terra metalli preziosissimi, come il platino, ma la possibilità di trasformare i piccoli corpi celesti in “stazioni di rifornimento” per le astronavi, magari quelle in viaggio verso Marte. Due delle cose che più costano e pesano nelle spedizioni spaziali sono l’acqua e il carburante, ma negli asteroidi si trova acqua ghiacciata, che può servire agli astronauti sia come semplice acqua, sia per usarne gli elementi – idrogeno e ossigeno – per riconvertirli in carburante o aria per respirare: «Nel Ventunesimo secolo l’acqua definirà l’esplorazione spaziale come nel Ventesimo secolo il petrolio ha definito quella della terra» spiega Lewicki. Trovata l’acqua, i viaggi spaziali diventeranno molto più economici, non più prerogativa delle grandi potenze economiche, ma di qualsiasi Paese.

E rieccoci alla sonda Osiris-Rex, che sta viaggiando verso l’asteroide Bennu. L’asteroide è stato scelto perché conserva segreti dell’origine del sistema solare, oltre ad essere stato indicato come un possibile rischio di impatto (molto molto remoto) per la terra, fra circa 200 anni, alla fine del prossimo secolo. La piccola navetta riporterà a terra un minimo di 60 grammi e un massimo di due chili di roccia di Bennu. Sembra poco, ma sarà la più grande quantità di materia spaziale dall’epoca delle rocce lunari raccolte dagli astronauti delle missioni Apollo negli anni Settanta. Finora l’unica sonda che abbia riportato a terra tracce di un asteroide, la giapponese Hayabusa, ha recuperato nel 2010 pochi microgrammi di polvere, così poco che i giapponesi ne hanno conservato la maggior parte per quando ci saranno strumenti in grado di analizzarli.

Insomma, la nuova era dell’esplorazione spaziale è cominciata. In sordina, ma è cominciata. Quanto sia grande il terreno da esplorare lo potete vedere anche voi, nel sito di Asterank, che elenca 600 mila asteroidi e il loro presunto valore di mercato. Il più “ricco” è 511 Davida, situato fra Marte e Giove. Vale 100 trilioni di dollari.


 
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