PRIMO IMPATTO
Il nuovo Galaxy Gear si inserisce in una nuova tendenza, quella della tecnologia “da indossare”. Ne fanno parte già da tempo molti gadget e accessori che si collegano via bluetooth allo smartphone, al Pc o allo schermo tv. I Google Glass, gli occhiali “smart” della casa di Mountain View, fanno parte di questo segmento di mercato. Che crescerà sicuramente moltissimo; ma ancora nessuno sa prevedere come e quanto. Il Galaxy Gear ha deluso, da subito, le aspettative di chi si aspettava un orologio-cellulare capace di telefonare senza uno smartphone di supporto. C’è anche chi ha favoleggiato l’uso dei nuovissimi schermi curvi, che avrebbero dato all’oggetto un design raffinato e ricercato. Nulla di tutto questo: il Gear è un orologio che ha bisogno di un telefono di ultima generazione (ovviamente Samsung) per poter funzionare. Al primo impatto, il design non esprime grande originalità, malgrado le colorazioni diverse a disposizione. Nella confezione c’è una ghiera che serve a caricare la batteria, e che contiene anche il chip nfc, utile per far riconoscere subito allo smartphone (nel corso del test un Galaxy Note 3) l’identità del Gear.
SPECIFICHE
Ma vediamo le specifiche tecniche. Lo schermo è un super Amoled, molto ridotto, appena 1,63 pollici e 320x320 di risoluzione. Processore a 800 mhz, 4gb di memoria interna e 512 mb di memoria Ram. La fotocamera sul cinturino è di appena 1,9 megapixel, sufficienti per scattare piccole immagini. Difficile “rubarle”, però, perché il rumore dell’otturatore non sembra - con l’ultima versione di software aggiornato - disinseribile. Le foto (e i video, con risoluzione fino a 720p, quindi non elevatissima) vengono automaticamente salvate sullo smartphone; e di qui, se si vuole ai vari servizi online, come Google+. A un utilizzo intensivo, appare subito che la connessione bluetooth rende comunque possibile una giornata (o quasi due) di funzionamento con batterie cariche, su Gear e su smartphone. Ma qual è la funzione che può far avvertire il bisogno di possedere un simile gadget? Forse la lettura degli sms direttamente al polso. O il vivavoce incorporato, che rende possibile una telefonata “da polso”, a un volume comunque non elevatissimo (se c’è traffico, meglio avvicinare l’oggetto all’orecchio). L’applicazione si rivela utile se si è alla guida di un’auto, come qualsiasi altro vivavoce bluetooth.
CONCLUSIONI
Le applicazioni, ancora alla loro prima evoluzione, andranno sicuramente aggiornate e migliorate. Si tratta, in fondo, di una versione acerba. Anche il primo smartphone Android oggi farebbe impallidire molti tecno-patiti. Il Gear è un buon compagno di jogging; la funzione ”controlli multimediali” permette di cambiare file musicali e di accedere al colume senza estrarre il cellulare dalla tasca; il “contapassi” incorporato permette di tenere sotto controllo il percorso, ma con alcune limitazioni. Non si può settare la lunghezza del proprio passo, e senza attingere al gps dello smartphone (molto più preciso) si rischia di avere un doppione di scarsa utilità pratica.
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