From 0 to C: pensare come un computer ora si può, con penna, caramelle e ping-pong

From 0 to C: pensare come un computer ora si può, con penna, caramelle e ping-pong
di Valentina Parasecolo
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Giovedì 19 Luglio 2012, 14:30 - Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre, 16:02
ROMA - Imparare a pensare come un computer, senza un computer. Questo lo scopo di “From 0 to C”, corso base di programmazione pensato per chi vuole esplorare l’informatica senza rischiare di restare invischiato tra funzioni incomprensibili. Quelle che farebbero passare la voglia di imparare anche all’allievo più motivato. Secondo il metodo, dalle variabili ai puntatori, tutto può essere di facile comprensione. Basta avere penne, palline, un tavolo da ping-pong, scatole e caramelle.



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Il corso è stato ideato da Ubi De Feo, italiano trapiantato ad Amsterdam con alle spalle anni di docenza tra IED, Gerrit Rietveld Academie e la fondazione Mediamatic. L’idea di elaborare il metodo è nata quando insegnava a programmare con Arduino (piattaforma hardware economica ed open-source utilizzata da ingegneri e artisti per creare prototipi di oggetti elettronici interattivi, ndr.). I suoi allievi non avevano problemi con le questioni creative. L’ostacolo insormontabile riguardava l’astrazione di concetti matematici e di programmazione.



«Inutile spiegare - chiarisce De Feo - come funziona un computer a partire da un’analisi ingegneristica di una scheda madre. Il punto è capire prima come ragiona un computer. Senza questo qualsiasi passaggio successivo è necessariamente ostico». Da qui strumenti come le palline da ping-pong per spiegare un bit o le scatole delle carte a quattro scompartimenti per i byte.



Il sistema funziona, piace e, a due mesi dalla lezione pilota, suscita l’interesse di testate tecnologiche di prim’ordine (Wired Uk, MAKE, ecc.), oltre all’attenzione di docenti di Istituti come il MIT. La prospettiva, secondo l’ideatore, sarebbe quello di estendere il metodo ad altre discipline.



Del resto l’approccio a molte materie, soprattutto quelle scientifiche, è spesso difficile. «Il primo impatto è duro perché il linguaggio è completamente nuovo. A “From 0 to C” si iscrivono studenti di informatica come bambini. L’unica cosa che chiedo all’inizio è: c’è qualcuno allergico alle arachidi?’ Sai, uso tonnellate di mms per spiegare alcuni passaggi...», scherza De Feo.



Inventare nuove forme che facilitino la comprensione è del resto una delle questioni cardine della didattica. Il problema è reso più urgente dagli innumerevoli studi che dimostrano come Tv, videogiochi e computer disturbino il corretto sviluppo del sistema nervoso e l’apprendimento secondo i mezzi tradizionali. «L’education - spiega De Feo - è uno dei temi più dibattuti oggi in Europa e, soprattutto, negli Stati Uniti. Non mi stupisco che proprio dal mondo anglosassone arrivino richieste da parte di professori e allievi che vogliono conoscere meglio questo metodo».
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