Dragonfly 44 è riuscita a sfuggire per decenni all’occhio attento e curioso di moltissimi astronomi, a causa della sua debole luminosità: ha infatti così poche stelle che difficilmente si poteva ipotizzare che fosse una bella galassia grande.
In realtà, la sua scoperta risale allo scorso anno, quando lo strumento Dragonfly Telephoto Array osservò una regione del cielo verso la costellazione della Chioma di Berenice. Dopo una serie di approfondite indagini, i ricercatori hanno capito che Dragonfly 44 dovesse contenere qualcosa di più di quello che si vede, altrimenti non sarebbe riuscita a rimanere così coesa.
IL MISTERO
«Con così poche stelle si sarebbe infatti disgregata velocemente», spiega Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). Per risolvere questo mistero e capire se ci fosse qualcosa di «invisibile» a tenere questa galassia insieme, i ricercatori hanno trascorso sei notti utilizzando lo spettrografo multi-oggetto DEIMOS (DEep Imaging and Multi-Object Spectrograph), installato al telescopio Keck II. L’obiettivo era quello di misurare la velocità delle stelle per un periodo di osservazione pari a 33,5 ore. Successivamente, i ricercatori hanno utilizzato lo spettrometro GMOS (Gemini Multi-Object Spectrometer), installato al telescopio da 8 metri Gemini North, per rivelare l’alone degli ammassi globulari che circondano il nucleo della galassia, una situazione che ricorda l’alone della Via Lattea. «Sappiamo che il moto delle stelle ci dice quanta materia c’è», spiega Pieter van Dokkum della Yale University e autore principale dello studio. «Alle stelle non interessa quale tipo di materia - continua - è presente. Esse ci segnalano che è proprio lì, da qualche parte. Ma nel caso di Dragonfly 44 le stelle si muovono molto velocemente, perciò c’era un’enorme discrepanza: infatti, grazie al telescopio Keck, abbiamo trovato molta più massa indicata dal moto stellare rispetto alla massa dovuta alle stelle». Gli astronomi stimano che la massa di Dragonfly 44 sia pari a un trilione di volte la massa del Sole. In pratica, un valore molto simile alla massa della Via Lattea. Tuttavia, solamente un centesimo dell’un percento della massa si trova sotto forma di stelle e di materia ordinaria. Basta pensare che la nostra galassia possiede molte più stelle rispetto a Dragonfly 44, almeno un centinaio di volte superiore. Da qui i ricercatori hanno dedotto che questa galassia possa essere composta per il 99,99 per cento di materia oscura, quella materia invisibile e misteriosa che occupa ben un quarto dell’Universo.
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