“Love Planet Earth”: il calendario con foto satellitari sui danni all'ecosistema

Risaie in Thailandia
di Paolo Ricci Bitti
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Giovedì 12 Dicembre 2013, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 18:39

La amano al punto da scattarle migliaia di fotografie ogni giorno. Non solo perch affascinati dalla sua strabiliante bellezza, ma soprattutto perch sono preoccupati del suo stato di salute e di quello che noi, esseri umani, le combiniamo.

“Love planet Earth”, ovvero: amiamo e rispettiamo il nostro pianeta, come suggerisce ormai da otto anni Telespazio con il calendario che è stato presentato nel corso di un evento al Palazzo delle esposizioni.

Dopo la scorsa edizione dedicata all’Italia, il viaggio (www.telespazio.com) che potremo fare nel 2014 attraverso gli occhi acutissimi dei satelliti ci porterà dal ghiacciaio Perito Moreno in Argentina alla barriera corallina australiana, dalla foresta amazzonica alle risaie della Thailandia, dalla Medina di Fez in Marocco ai vigneti di Bordeaux. Da una parte le meraviglie della Terra che vive, cambia, si trasforma per i fatti suoi, quasi che l’uomo fosse riuscito a non disturbarla (solo un’ingenua utopia, purtroppo), dall’altra gli effetti sempre più allarmanti delle sue attività.

BELLEZZA

Le immagini del pianeta dallo spazio vanno guardate in due tempi: la prima volta, come ci ha insegnato in questi mesi anche l’astronauta Luca Parmitano, con il cuore, perché la loro bellezza ultraterrena è travolgente. Tutto, in quelle foto ad altissima definizione, toglie il respiro: i colori, le linee, le forme, la commovente similitudine tra il disegno del delta del Danubio tracciato dalla Natura con acqua e fango e il profilo del pellicano balcanico che lotta per sopravvivere in quell’habitat minacciato.

Poi, di quelle foto, bisogna ascoltare il messaggio. È grazie a esse che possiamo comprendere i danni causati innanzitutto dal cambiamento climatico: i ghiacciai arretrano (con il mistero del Perito Moreno che invece resiste); la barriera corallina si sbianca e si deteriora a ritmi terribili (ha perso, in 50 anni, tre quarti del corallo portante); la colossale corsa al petrolio in Alaska, in particolare nella baia di Prudhoe, sta modificando scenari artici fino a oggi incontaminati. E ancora, la foresta amazzonica che si restringe: solo nell’ultimo anno sono stati cancellati 580mila ettari di vegetazione.

POLMONE VERDE

L’Amazzonia non è soltanto, come ci insegnavano da bambini, il polmone che purifica l’aria che respirano tutti i terrestri, ma anche la miniera che ci regala il 25 per cento dei principi attivi dei farmaci. Si riducono le risaie in tutto l’Oriente (forse la foto più bella e significativa del calendario): i contadini le vendono perché le città si espandono, ma poi salta il patto tra uomo e territorio che per tremila anni ha dato cibo e protezione dalle sfuriate del clima.

Pesanti gli effetti dell’inquinamento causato delle concerie chimiche in Marocco: dalle tre tradizionali inglobate nei dedali escheriani della Medina di Fez (Marocco) si è passati a 58 impianti industriali in periferia. All’opposto, guidati proprio dalle immagini satellitari, gli urbanisti inglesi continuano il recupero di zone degradate di Londra, come Southwark.

L’AZIENDA

Telespazio (67% Finmeccanica, 33% Thales, 2.500 dipendenti e 562 milioni di euro di fatturato) orchestra dal 1961 reti di satelliti sempre più avanzati, sempre più made in Italy, sempre più indispensabili a tv, cellulari, gps, e realizza non solo immagini della Terra poi elaborate da e-Geos (partecipata anche dall’Agenzia spaziale italiana), ma scandaglia il pianeta fin nell’anima grazie ai radar ad apertura sintetica.

Sono rilevabili così gli abbassamenti del suolo, il livello di inquinamento delle terre e delle acque, i movimenti franosi e delle coste (al centimetro), le attività dei vulcani: dati vitali per la scienza; per la protezione civile sia in fase di prevenzione sia in emergenza, come è avvenuto di recente in Sardegna; per l’economia, per valutare i pro e i contro nella realizzazione di grandi opere.

I saggi non ne hanno mai avuto necessità, ma sono pochi e non comandano quasi mai il mondo: per tutti gli altri noi, da quarant’anni almeno, le immagini dai satelliti come quelle di Love Planet Earth ci dicono perché amare e rispettare la Terra.

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