Safer Internet Day, l'11 febbraio la giornata mondiale per la sicurezza in rete

Safer Internet Day, l'11 febbraio la giornata mondiale per la sicurezza in rete
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Lunedì 10 Febbraio 2020, 19:36 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 18:35
L'11 febbraio si celebra il Safer Internet Day (SID), la giornata mondiale per la sicurezza in rete, istituita e promossa dalla Commissione Europea. Obiettivo dalla giornata è far riflettere le studentesse e gli studenti non solo sull’uso consapevole della rete, ma anche sul ruolo attivo e responsabile di ciascuno per rendere internet un luogo positivo e sicuro. “Together for a better internet” è il titolo scelto per l’edizione del 2020.Sono numerose le iniziative in tutte Italia volte alla sensibilizzazione sul tema della sicurezza in rete. 

In tutto il mondo il web è percepito come un luogo meno civile e sicuro rispetto ad un anno fa. A sancirlo è Microsoft Digital Civility Index, uno studio diffuso ogni anno in occasione dell' Internet Safer Day, la giornata mondiale per la sicurezza in Rete istituita dalla Commissione Europea. Indagine che analizza le attitudini e le percezioni degli adolescenti (13-17) e degli adulti (18-74) rispetto all'educazione civica digitale e alla sicurezza online in 25 Paesi, in cui l'Italia figura al decimo posto. A livello globale i contatti indesiderati (41%), le fake news (29%) e il sexting (l'invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite Internet o smartphone con il 23%) sono i rischi più comuni riscontrati. Anche se è sempre allarme cyberbullismo visto che il 22% degli intervistati ammette di esserne stato vittima. Un allarme confermato da uno sondaggio condotta dall'Unicef, tramite la piattaforma U-Report, in 30 paesi su 170 mila giovani: uno su tre ha risposto di aver vissuto esperienze di cyberbullismo e uno su 5 ha saltato la scuola proprio per un comportamento vessatorio on line. Il 71% di coloro che hanno risposto al sondaggio Unicef crede che il cyberbullismo si verifichi soprattutto sui social e circa il 32% ritiene che i governi dovrebbero essere responsabili di porre fine al cyberbullismo, il 31% che dovrebbero esserlo i giovani e il 29% ha risposto le società di internet.

Emerge inoltre che ragazze hanno maggiori probabilità di essere vittime di cyberbullismo rispetto ai ragazzi e che gli studenti più grandi potrebbero essere maggiormente esposti al fenomeno rispetto a quelli più piccoli: i 15enni riportano una percentuale maggiore di cyberbullismo rispetto a quelli di 11 anni. Anche secondo i dati del centro di ascolto di Telefono Azzurro, cyberbullismo, sexting e violazione della privacy continuano ad essere i rischi maggiori nella rete per i minori; nel 2019 le richieste d'aiuto sono arrivate nel 65% dei casi dal genere femminile. Mentre in tutto il mondo si abbassa l'età di accesso alla Rete, sulla base di una ricerca di Telefono Azzurro e Doxa Kids 2020, i genitori faticano a stare al passo con le piattaforme di social e il 30% dichiara si dichiarano 'impreparatì e temono che i propri figli incontrino on line contenuti che esaltino l'anoressia, l'autolesionismo, il suicidio o contenuti pornografici e immagini violente.

Non è migliore la situazione degli insegnanti, i quali ritengono di non aver ricevuto un'adeguata formazione per il 46% sui possibili percorsi di segnalazioni di casi di violenza, pericolo, pregiudizio e per il 42% sui rischi e sulle opportunità del digitale.
Timidi segnali positivi arrivano invece da una ricerca condotta da Generazioni Connesse - il Safer Internet Center Italiano, coordinato dal Ministero dell'Istruzione - e curata da Skuola.net, Università 'Sapienzà di Roma e Università di Firenze, secondo cui tra gli adolescenti cominciano a fare effetto le campagne sull'uso consapevole della Rete. La percezione dei rischi sale: ad esempio, 9 su 10 si dicono infastiditi quando, navigando, s'imbattono in episodi di cyberbullismo. Anche se quasi 4 su 5 segnalino gli episodi o ne parlino con gli adulti, non è cosa da poco il fatto che circa 1 su 5 non intervenga o, in casi peggiori, aiuti il contenuto ad essere più virale tramite like o condivisioni.


L‘ANINSEI (Associazione Nazionale Istituti Non Statali di Educazione e di Istruzione) e l’Università degli Studi Link Campus University,  aderiscono all’iniziativa con la presentazione agli studenti degli istituti primari e secondari appartenenti all’ANINSEI, del manuale di autodifesa digitale, scritto da Arturo Di Corinto (docente Link Campus University, giornalista, esperto, tech-savy, oggi anche nella redazione della trasmissione Codice), dal titolo“Riprendiamoci la Rete – Manuale di autodifesa digitale per giovani generazioni”. I più giovani utenti delle tecnologie sono, paradossalmente, gli utilizzatori più esperti (rispetto alle generazioni precedenti) ma anche i più esposti, per l’uso pervasivo ed intensivo che ne fanno.

Quando usi una cosa che non capisci sei tu ad essere usato, questa  è la filosofia  del volume “Riprendiamoci la rete”, un libro pieno anche di “storia del digitale”, con notizie curiose, come  il racconto della password unica che Zuckerberg usava per tutti i suoi social: “dadada”, prima che gliela hackerassero nel 2012 come già a Kate Perry. Ma è soprattutto un manuale utile e aggiornato con un  vasto Dizionario: dalla A di Anonymus alla Z dei virus  Zombie, perchè resuscitano i pc infetti, passando per la CyberWar, il Dark Web, ed il Fake Sex (come non farsi fregare), fino e alla “sicurezza atomica” di ProtonMail, e poi Astroturfing, Doxxing, TikTok, Botnet. Le 10 cose da fare per proteggere il sè digitale ed altre dieci per mettere in sicurezza casa, ufficio e dati. L’appuntamento, destinato agli alunni e alle famiglie, sulla sicurezza in rete, è fissato il giorno 11 Febbraio presso l’Antica Biblioteca della Link Campus University dalle ore 10.00 alle ore 11.30.
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