Ucraini nella metro per fuggire dalle bombe, il videogame post apocalittico che aveva previsto tutto

Una distopia che oggi si avvicina pericolosamente alla realtà

Metro 2033, il videogame in una Mosca post apocalittica: l'idea che ha "anticipa" la relatà
di Raffaele d'Ettorre
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Sabato 26 Febbraio 2022, 16:58 - Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 10:16

Un ragazzo con lo sguardo spento suona la chitarra, gli amici seduti a fianco intonano con lui le canzoni di un passato ormai estinto, mentre un barile di kerosene infuoca le pareti. I combattenti, novelli cosacchi di un mondo che stringe i denti per strappare un giorno in più alla vita, hanno passato molte ore in superficie, sfidando le radiazioni per recuperare le spoglie di una civiltà – la nostra civiltà – scomparsa sotto il peso delle atomiche. Adesso chiudono la giornata giocando a scacchi e a carte, scherzano e buttano giù vodka, mentre i bambini si rincorrono spensierati tutt’intorno. La penombra avvolge le gallerie della metropolitana, dove la vita ha trovato il modo di continuare nonostante le cicatrici portate da una guerra devastante.

Mosca in uno scenario post apocalittico

Se questi scenari vi ricordano qualcosa di familiare, è perché li abbiamo già vissuti - almeno virtualmente - in Metro 2033, la serie di romanzi post-apocalittici dello scrittore russo Dmitrij Gluchovskij diventata poi una fortunata saga di videogame ambientati nella metropolitana di Mosca, dove un manipolo di sopravvissuti ad una catastrofe nucleare cerca in tutti i modi di andare avanti, reinventando un simulacro di normalità nell’ambiente alieno delle gallerie.

E c’è oggi chi quelle stesse atmosfere le sta vivendo realmente.

Sono diventate subito virali infatti le foto scattate nella metropolitana di Kiev, rimasta ormai l’unico posto sicuro della capitale ucraina dopo lo scoppio del conflitto con la Russia. Lì la vita sta in qualche modo continuando - tanto che da poco è nata anche una bambina - e i cittadini cercano una parvenza di normalità lungo il confine immobile dei binari, in attesa di un cessate il fuoco che sembra non arrivare mai. Uno scenario che Metro 2033 ha profetizzato con chirurgica e inquietante precisione, anticipando quello che stiamo vedendo oggi a Kiev.

 

Dal romanzo al videogame

Nasce come romanzo, dicevamo, e al primo Metro 2033 del 2005 ha fatto seguito Metro 2034 nel 2009. Ma è nei videogame che la serie ha trovato una dimensione particolarissima come sparatutto claustrofobico dai ritmi incalzanti. Il primo capitolo ha ormai 12 anni di vita ed è stato pubblicato nel marzo 2010 per Xbox 360 e Microsoft Windows. È uscito quasi in sordina, acquistando col tempo una fama che l’ha spinto poi fuori dalla nicchia, tanto che sono stati prodotti due sequel, Metro: Last Light del 2013 (PS3, Xbox 360 e pc) e Metro Exodus del 2019 (PS4, Xbox One e pc) - quest’ultimo accompagnato da una massiccia campagna pubblicitaria che ha portato la serie verso il grande pubblico – più un remaster dei primi due capitoli dal titolo Metro Redux, pubblicato nel 2015.  

Una distopia che oggi si avvicina pericolosamente alla realtà. Certo, le premesse dell’opera di Gluchovskij sono diverse: non si sa come sia scoppiata la guerra, né chi fu a combatterla, né perché. Quello che si sa è che nei giorni successivi alla devastazione nucleare il pianeta cambiò faccia, trasformandosi in una landa desertica e radioattiva che costrinse i pochi superstiti a spostarsi sottoterra, dove la vita continuava sospesa nella penombra delle gallerie abbandonate, spettatrici silenziose dell’eterna lotta per la sopravvivenza della razza umana.

Quella di di Gluchovskij è una guerra di trincea dove, al netto dei mutanti e delle organizzazioni paramilitari che popolano l’universo di Metro, il principale nemico dell’uomo è l’uomo stesso, condannato alla ripetitività di un oggi che lascia tutto in eredità a un futuro incerto. Precipitati in un mondo sconosciuto dove una buona prospettiva – l’unica che conti veramente - è quella di arrivare vivi a fine giornata, i protagonisti della saga, proprio come i cittadini di Kiev, lottano con forza per immaginare un domani diverso dove si possa finalmente tornare a sorridere.

Metro 2033 rappresenta quella parte di cultura sovietica contemporanea che negli scenari post apocalittici esprime il meglio di sé, fotografando con desolante nichilismo la caduta di un sogno imperialista che non è mai stato veramente in grado di reinventarsi oltre le prospettive propagandistiche della Guerra Fredda. Simbolo di una Russia che oggi, ancorata ai dettami di un passato ormai scomparso, sta costringendo qualcun altro a vivere i suoi incubi peggiori.

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