Ci svegliamo in una foresta spettrale, come in "Limbo"; portiamo per mano il nostro compagno di avventure, sviluppando con lui un rapporto simbiotico, come in "Ico"; trasciniamo un’ascia con le stesse movenze di Jack Torrance anche se non ci troviamo più nell’Overlook Hotel di "Shining" ma in una versione distorta della “Città Incantata” di Myiazaki. "Little Nightmares 2", l’ultima fatica degli svedesi di Tarsier Studios, ci inonda di omaggi fin dai primissimi minuti. Eppure, complice l’ormai iconico impermeabile giallo della protagonista Six, proviamo subito un senso di familiarità, ritornando con la mente al primissimo capitolo di quattro anni fa, come se da quell’incubo non fossimo mai usciti.
POCHE SORPRESE MA IN GRANDE STILE
Concettualmente, questo sequel è sempre il piccolo gioiellino di gameplay e atmosfera che ci stupì al primo giro.
A portare un filo di aria fresca in un impianto ben rodato è il nostro compagno di avventure, Mono, con il quale dovremo collaborare per risolvere gli enigmi che ci vengono posti innanzi. Il tributo a "Ico" (capolavoro di avventura pubblicato da Sony nel 2001) è evidente ma la scelta si rivela azzeccata e contribuisce ad aumentare la tensione nelle fasi più concitate. Tra queste, impossibile non menzionare una strepitosa sezione finale, della quale non vogliamo ovviamente svelare nulla.
Leggi anche: Resident Evil Village, arriva la nuova generazione dell'horror
Mancando tuttavia il fattore sorpresa che abbiamo provato nel 2017, la sensazione è quella di trovarsi di fronte a un lungo contenuto aggiuntivo del primo capitolo. Questo non è necessariamente un male, ed è probabilmente ciò che i fan desideravano, oltre ad essere l’unica critica che ci sentiamo di muovere ad un universo che per il resto rimane interessantissimo e assolutamente accattivante.
VALORI DI PRODUZIONE
Le sorprese insomma sono poche ma rimane la grande eleganza con cui vengono confezionate. Dal suo predecessore, "Little Nightmares 2" mutua l’anima stilistica, sempre a metà tra l’indipendente e una produzione tripla A. La grana della pellicola è leggera, la profondità di campo appena accennata: i trucchetti classici dell’horror vengono usati con maestria, senza eccedere. Il sistema particellare fa il suo dovere, muovendo foglie e pulviscolo in una danza macabra che dona al gioco uno strato di mistero utile a celarne gli orrori.
Ottimo anche il motore della fisica, su cui gran parte degli enigmi si basano. Lo spazio di manovra è sempre un 3D dal respiro ristretto: una scelta particolare per dare quel pizzico di profondità in più all’esperienza, mantenendo tuttavia intatte le meccaniche bidimensionali tipiche del genere platform.
Gli enigmi risultano a volte un po’ contorti ma raramente portano all’esasperazione: se un appiglio sembra un pelo troppo lontano, inutile continuare a tentare il salto; meglio invece posare il joypad e cercare di ragionare fuori dagli schemi.
UN UNIVERSO DI CONTRASTI
A farla da padrone anche questa volta è la dissonanza tra la freddezza nordica degli ambienti e il calore con cui sono adornati: pupazzi e giocattoli si stagliano sconfitti su ambienti sudici e fatiscenti, come antichi ricordi di una felicità perduta. L’universo di "Little Nightmares" ha infatti al suo cuore il contrasto: la dinamica armonia dei due piccoli protagonisti, destinati però a morti orribili più spesso di quanto non vorremmo; la leggerezza dei loro movimenti, in contrapposizione con la macchinosa ripetitività degli esseri grotteschi che strisciano dietro ogni angolo; l’ampiezza degli spazi contro la nostra statura impercettibile.
Ogni stanza è un incubo e un enigma da risolvere, ogni fuga una promessa di liberazione che ci spinge ad inoltrarci in un universo che, pur non mischiando le carte in tavola, dimostra di avere ancora personalità da vendere.
"Little Nightmares 2" è disponibile dall’11/2 per Microsoft Windows, Nintendo Switch, PlayStation 4, Xbox One, PlayStation 5, Xbox Series X/S e Android.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout