Google e YouTube, vietate le pubblicità che negano il cambiamento climatico

Google e YouTube vietano le pubblicità che negano il cambiamento climatico
di Riccardo De Palo
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Venerdì 8 Ottobre 2021, 15:06 - Ultimo aggiornamento: 16:33

Dal mese prossimo, Google e YouTube metteranno al bando qualsiasi tipo di inserzione commerciale che “contraddica il consenso scientifico ben consolidato sull’esistenza e le cause del cambiamento climatico”. Continua quindi la guerra dei giganti dell’hit-tech alle fake news e ai contenuti “sensibili”: di recente YouTube aveva chiuso due canali dell’emittente Russia Today, accusata di diffondere notizie false sulla pandemia, causando le ire del Cremlino.

Il nuovo provvedimento, che tocca i contenuti pubblicitari, prende di mira ogni contenuto «che definisca il cambiamento climatico come se fosse una truffa o una bufala, e che neghi il trend di surriscaldamento globale, e che neghi che siano i gas serra o le attività umane a contribuire al cambiamento climatico».

Google impedirà questo tipo di messaggi pubblicitari in ogni sua piattaforma. 

Il problema dei contenuti pubblicitari "offensivi"

Può sembrare curioso che esistano contenuti del genere, e che gruppi di pressione si spingano a pagare per veicolare questi messaggi. Ma il gruppo di Mountain View nota in un comunicato che negli ultimi anni molti partner di Google, aziende di comunicazione e pubblicitarie, hanno espresso “crescenti preoccupazioni” riguardo a inserzioni (banner o video) che diffondono una narrazione distorta a proposito del cambiamento climatico.  Gli inserzionisti non vogliono insomma essere accostati a messaggi del genere e Google, per evitare la fuga dei suoi clienti, è stata costretta ad intervenire. 

Come sarà rispettata questa decisione? Sia grazie alla vigilanza diretta dei tecnici di Google che tramite “sistemi automatici” (leggi: intelligenza artificiale). Il gigante dell’hi-tech ha precisato di essersi consultato, prima di prendere la decisione, con gli esperti dell’Onu che studiano il cambiamento climatico e altre “fonti autorevoli”.

I problemi di Facebook

Resta da capire se anche Facebook, accusata di recente dalla “talpa” Frances Haugen durante un'audizione al Senato americano di seminare divisioni, indebolire la democrazia e danneggiare gli adolescenti, pensi a iniziative del genere. Mark Zuckerberg ha reagito contrattaccando, e definendo le accuse “senza senso”, ma forse si tenterà qualcosa per ripulire l’immagine del social network. «Facciamo soldi con le inserzioni e gli inserzionisti, non vogliono che i loro annunci siano vicini a contenuti dannosi o incendiari», ha detto Zuckerberg.

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