A Roma apre la scuola di podcast: ecco le regole per una registrazione efficace ed economica

A Roma apre la scuola di podcast: ecco le regole per una registrazione efficace ed economica
di Valeria Arnaldi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Giugno 2022, 14:43 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 11:55

Facile da realizzare. Veloce nella diffusione. Economico: basta uno smartphone. Soprattutto, libero, capace di dare spazio a nuove “voci”, talenti, narrazioni. E ora con una casa e una visione tutta italiana. È nata a Roma, precisamente a Technotown, hub capitolino della scienza creativa a Villa Torlonia, la Casa del Podcast (www.casadelpodcast.it), la prima al mondo, creata con Associazione Italiana Podcasting, e con la benedizione dell’inventore del podcast Adam Curry. Obiettivo, guidare i più giovani – e non solo – alla scoperta del mondo dei podcast, appunto, tra storia, prospettive e “segreti” per realizzarli al meglio. Una questione di cultura da apprendere e costruire, magari ripensare. «Il podcast è l’unico media digitale libero, indipendente e alla portata di tutti – dice Giulio Gaudiano, presidente Assipod – e per tutto questo, è lo strumento della cultura, il mezzo di domani. Inventato in America tra 2003 e 2004, nel nostro Paese ha iniziato a essere usato nel 2005 ma è rimasto un fenomeno underground. Chi lo faceva, quasi si vergognava. Nel 2015 è cominciata la sua crescita: le piattaforme hanno fatto aumentare il numero di ascoltatori. E, con la pandemia, tanti autori, non potendo usare i mezzi tradizionali, lo hanno sperimentato, scoprendone forza e valore, così è cresciuta l’offerta. Nel 2019 i podcast in italiano erano 3.462, nel 2020 ben 10.915».

LA PROPOSTA

 La ricchezza della proposta si vede, anzi si sente, in una articolata trama di narrazioni dove trovano spazio – e pubblico – anche idee che non ne avrebbero nei canali abituali. «È una tecnologia aperta, che consente all’ascoltatore di connettersi con il creatore in modo diretto.

Non c’è la selezione algoritmica che suggerisce all’utente i contenuti, secondo i criteri di questa o quella piattaforma. E la mancanza di tale selezione fa emergere gli interessi culturali della gente». Se è vero che tutte le voci possono avere spazio, lo è altrettanto che taluni podcast sono più efficaci di altri. E non solo per tipologia di contenuti.

«Lo strumento si presta a infiniti usi, si va dalla storia fino a contenuti per ascensoristi. La Casa del Podcast è nata proprio per affrontare questo mondo dal punto di vista culturale e sociale, non guardando solo agli aspetti economici e mondani. Qui si studia la storia del mezzo, ci sono spazi di dialogo, laboratori, lezioni, si può fare la prima esperienza da podcaster e via dicendo. Anche la prima esperienza con pubblico, nella Settimana del Podcast, che si terrà dal 21 al 25 giugno e poi, ogni anno, ad aprile». Ma quali sono le “regole” per diventare validi podcaster? «Il modo per migliorare è iniziare e sperimentarsi. Ci sono app gratuite. Si impara riascoltandosi e con i consigli di chi sente. Competenze e originalità sono fondamentali per i contenuti. È bene trovare il proprio stile, anzi la propria “voce”, già prima di seguire corsi, e ricordare che si è responsabili di tutto ciò che si crea. Coinvolgere il pubblico è importante, chi ascolta deve usare l’immaginazione per visualizzare ciò che sente, è quasi un co-creatore». Non rimane che mettersi alla prova. E farsi “trovare”. «Il tema del domani sarà la cosiddetta “discoverability”. Occorrerà un strumento che aiuti a muoversi in questa mole di contenuti. Non penso a un algoritmo, ma a una selezione umana, basata sui consigli delle persone».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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