Guidati dalla luce, a patto che sia led: ecco la tecnologia Li-Fi che rivoluziona scuola, ospedali e musei

Guidati dalla luce, a patto che sia led: ecco la tecnologia Li-Fi che rivoluziona scuola, ospedali e musei
di Valeria Arnaldi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 19 Gennaio 2022, 14:22 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 22:38

Un fascio di luce per comunicare dati. Faretti a led per attivare servizi e farsi “guidare” all’interno di ambienti che non si conoscono.

O più semplicemente per trasmettere informazioni velocemente e in piena sicurezza. È nell’illuminazione il domani della comunicazione. La tecnologia Li-Fi – acronimo di Light Fidelity – sfrutta la modulazione della luce, attraverso appositi faretti a led, per inviare, senza fili, informazioni, immagini, video – anche contenuti audio per non vedenti e ipovedenti – a smartphone e tablet. A Roma, al Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, tra i primi al mondo a dotarsi di tale sistema, il Li-Fi si sta sperimentando proprio in questi giorni (fino al 20 febbraio con possibili proroghe) attraverso un percorso in quattordici punti di interesse, nelle sale del museo e nella Casa Romana, nei suoi sotterranei. La luce che illumina un’opera o un ambiente, dando accesso a contenuti online, “racconta” la storia dell’opera stessa o del luogo. E la tecnologia si presta a usi pressoché infiniti.

SENZA LIMITI

«Il termine Li-Fi è stato coniato, nel 2011, da Harald Haas. Attraverso il Li-Fi lavoriamo sia sulla luce visibile, quella che illumina, sia sull’infrarosso, non visibile», spiega Francesco Paolo Russo, founder & ceo di To Be, start-up italiana specializzata nello sviluppo di soluzioni Li-Fi, che, con DB Ingegneria dell’immagine e Tecno Electric firma il progetto al museo Barracco. «Modulare la luce Led significa far sì che il corpo illuminante possa accendersi e spegnersi in modo veloce, impercettibile agli occhi, generando codici binari per trasmettere dati». Nella pratica, è sufficiente scaricare la apposita App e posizionare il proprio dispositivo sotto la luce per ritrovarsi, letteralmente, tra le mani, un patrimonio di contenuti multimediali. «Lavorare sullo spettro della luce significa avere a disposizione una banda circa diecimila volte più grande di quella del Wi-Fi.

La capacità di trasmissione dati è molto elevata. La tecnologia è green: la connettività, attraverso la luce, permette di abbattere l’elettrosmog. Ed è sicura: è difficile da hackerare».

GLI USI

 Gli ambiti di utilizzo spaziano dalle aree archeologiche, come il parco archeologico di Pompei, primo sito al mondo a dotarsi di tale sistema, fino alle fiere, dalle scuole – la prima sperimentazione italiana è stata fatta a Roma lo scorso aprile – alle strutture sanitarie. Poi, centri commerciali, uffici, stazioni, aeroporti. «Abbiamo portato il Li-Fi in vari istituti: dopo Roma, nelle Marche, e in altre regioni. Siamo al lavoro in più musei. Dedichiamo grande attenzione anche ai disabili: la tecnologia consente di geolocalizzare l’utente con estrema precisione e può suggerire percorsi senza barriere architettoniche». Tale “mappatura” si rivela decisamente funzionale nei grandi spazi, dai centri commerciali alle stazioni e simili. «Si tratta di un sistema di indoor navigation, sorta di google maps per interni – aggiunge Russo – Nei centri commerciali, la luce si può usare per fare marketing di prossimità, dando informazioni davanti a una vetrina. E ciò fornisce dati interessanti pure al venditore: che itinerario è stato fatto, quanto ci si è fermati davanti al prodotto e così via».

AD AMPIO SPETTRO

Ai servizi base, uguali per tutti, se ne aggiungono altri, legati a specifici contesti. «Nella Sanità, il Li-Fi si rivela molto utile, perché non va in conflitto con le strumentazioni bio-medicali e consente di inviare dati pesanti, come immagini radiologiche, velocemente e in modo sicuro». Il Li-Fi si fa largo pure negli uffici e si appresta a entrare nelle case. «Stiamo ricevendo richieste da privati per contesti domestici – dice Russo – Già nel 2023/2024, il Li-Fi potrebbe essere nelle case della gente, in particolare per le postazioni lavoro in smart working. E probabilmente faremo le prime sperimentazioni già quest’anno. Il futuro è nella cooperazione tra più tecnologie».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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