Poco importa se l'insulto è strettamente limitato a 140 caratteri e se la direzione di Twitter invoca la neutralità sul contenuto dei messaggi che ospita: la Francia non ci sta. «È vanto della Francia aver iscritto nel codice penale la repressione dell'istigazione all'odio o alla violenza nei confronti di una persona per la sua origine, la sua appartenenza o non appartenenza a un'etnia, una nazione o per il suo orientamento sessuale» ha scritto la Vallaud-Belkacem in una tribuna su le Monde intitolata «Twitter deve rispettare i valori della Repubblica. Sopprimiamo i messaggi di odio».
HASHTAG E INSULTI
«Ci sono Paesi che hanno concezioni diverse - scrive la ministra - Ogni tradizione giuridica deve essere rispettata e questo significa che la società Twitter deve fare in modo che messaggi inviati dal nostro territorio, nella nostra lingua e a destinazione dei nostri concittadini non contraddicano i nostri principi». La caccia all'odio cinguettante è dunque aperta in Francia. Il primo hashtag a provocare scandalo e polemiche era stato tre mesi fa #UnBonJuif, ovvero #UnBuonEbreo. Oltre le migliaia di tweet spiritosi o autoironici, molti altri si erano distinti per la virulenta carica antisemita. L'associazione degli studenti ebrei di Francia era alla fine riuscita a smuovere la neutralità della piattaforma americana e a far ritirare l'hashtag dello scandalo. Nelle scorse settimane la creatività di internauti francesi anti islam o anti gay ha però trovato nuove ispirazione. L'hashtag #SiMonFilsEstGay (SeMioFiglioÈGay) ha scatenato in questi giorni una nuova litania di invettive, alcune particolarmente violente come «lo brucio» o «gli preparo la bara». Poco prima, aveva scalato la vetta degli hashtag più popolari, #SiMaFilleRamèneUnNoir (SeMiaFigliaPortaUnNeroACasa), che ha fornito il pretesto a centinaia di francesi, quasi tutti adolescenti, per elucubrazioni razziste e anti-Islam.
RAZZISMO IN UN TWEET
Fonte di ispirazione per tweet razzisti anche l'hashtag #ChezLesNoirs, un invito a dire in 140 caratteri quali sono le usanze ACasadeiNeri o in alternativa #ChezLesArabes, ACasaDegliArabi. Se ieri sulla rete molti internauti invitavano il governo a ridimensionare la sua suscettibilità, assicurando che la stragrande maggioranza dei twitter francesi non è né razzista né odiosa, molti esponenti del partito socialista chiedono di fari rispettare i principi della République «anche se non si tratta di sguinzagliare la polizia su twitter». Fonti vicine a Najat Vallaud-Belkacem indicavano ieri che «un invito formale è stato già rivolto al responsabile di twitter in Francia e alla direzione americana» per aprire le discussioni.
Commentando la crociata del governo, il caporedattore del settimanale L'Express Eric Mettout si è mostrato molto scettico: «È un'ossessione tipicamente francese, cui si prestano regolarmente ministri in cerca di grandi cause: piegare il web e i social network alla buona educazione francese, a questo tiepido umanesimo (...) In breve, adattare il web al politicamente corretto (...) non funziona mai, ma se non fa bene, è vero anche che non fa nemeno un soldo di danno, e nel migliore dei casi, l'iniziativa fa parlare di sé».
I rapporti del governo francese con i social network sono stati d'altra parte conflittuali fin dall'inizio dell'era Hollande, funestata dal tweet della Premiere Dame, contro la candidatura alle legislative di Segolène Royal, ex compagna di Francois Hollande.
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