Terrorismo, dalle app alle nuove chat: così la jihad beffa gli 007

Terrorismo, dalle app alle nuove chat: così la jihad beffa gli 007
di Andrea Andrei
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Sabato 28 Novembre 2015, 13:01
Il fine del terrorismo è non farci sentire al sicuro nemmeno in casa nostra, anche se si tratta di una casa virtuale. Perciò non c'è da meravigliarsi se la nuova minaccia da parte dell'Isis abbia un nome rassicurante: privacy. Dopo gli attentati di Parigi, è iniziata una caccia convulsa agli strumenti che i terroristi islamici utilizzano per comunicare fra loro e diffondere la loro farneticante dottrina di morte. Internet per ovvie ragioni è una piazza privilegiata.

Esistono molti modi di comunicare in Rete, dalle e-mail alle chat, e queste ultime sono a loro volta un mondo complesso: si va dalle app su cellulare, alle comunicazioni tramite pc, fino alle conversazioni sulle console per videogiochi. E oggi il timore si è trasformato in certezza: i terroristi parlano fra di loro tramite questi strumenti. Tanto che il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha annunciato che il governo italiano ha stanziato misure straordinarie per la cosiddetta cyber-security.

LO SCANDALO
Lo scandalo della Nsa ha creato un vero e proprio terremoto nel mondo delle comunicazioni. Le rivelazioni della “talpa” Edward Snowden, secondo il quale il governo americano spierebbe i propri cittadini attraverso mail, chat e social network ha cambiato profondamente l'approccio delle persone alle nuove tecnologie. Se gli utenti sono più consapevoli sull'uso della Rete, al contempo si è creato un clima di sospetto nei confronti delle istituzioni: i cittadini hanno scoperto di doversi difendere anche da chi ha il compito di proteggerli. I “giganti” del Web sono così finiti sotto la lente d'ingrandimento, il confine della privacy si è fatto sempre meno circoscritto, e ci si è posti nuovamente davanti a uno dei temi più annosi dei nostri tempi: in un'epoca in cui la maggior parte della nostra quotidianità passa per il Web, fino a che punto siamo disposti a rinunciare alla privacy? Poco e niente, è stata la risposta. Tanto che molti dei principali servizi internet sono corsi ai ripari incrementando i propri strumenti anti-intrusione.

FRONTIERE ELETTRONICHE
Ciononostante, applicazioni come Skype, Viber, WhatsApp, Facebook Messenger, Apple iMessage, Yahoo Messenger e Snapchat restano tuttora facili da intercettare. È così che sono nate le chat criptate come Telegram o Signal.

Si tratta di applicazioni di messaggistica istantanea per smartphone, molto simili a WhatsApp. La differenza è che hanno un'opzione per rendere le conversazioni top secret, sfruttando il sistema cosiddetto “end-to-end”: i messaggi vengono scambiati direttamente dal mittente al destinatario. In sostanza i messaggi non finiscono su un server e perciò non vengono immagazzinati: esistono solo sui dispositivi degli utenti che se li scambiano, e una volta che uno di loro li cancella spariscono anche dai cellulari altrui. Su WhatsApp invece i messaggi passano prima dai server centrali, e per di più sono in chiaro: i dipendenti dell'azienda possono leggerli. Telegram invece ha anche un'impostazione che permette di impostare l'autodistruzione a tempo dei messaggi inviati.

Signal invece permette di proteggere le conversazioni con una password. Insomma, una cosa che ha fatto felici mariti e mogli infedeli di tutto il globo, ma che ben presto è stata utilizzata per ben altri scopi. Lo dimostrano i tanti messaggi comparsi sui social network da parte di jihadisti che ringraziano Allah per avere a disposizione strumenti come Twitter e Telegram, “armi” create dall'Occidente da utilizzare contro l'Occidente stesso.

La Electronic Frontier Foundation (EFF), un gruppo di pressione che ha lo scopo di «difendere le libertà civili nel mondo digitale», ha stilato una classifica delle app di messaggistica più difficili da spiare, in base a sette requisiti, che vanno dalla crittografia in tutte le fasi della comunicazione fino alla possibilità di verificare con chi si sta comunicando. Oltre a Telegram e Signal, a soddisfare tutti i requisiti ci sono altre chat come CryptoCat, Silent Phone e TextSecure. App come BlackBerry Messenger, Skype o WhatsApp ne soddisfano al massimo due.

I SETTE REQUISITI
C'è poi la questione Twitter. Una strategia banale ma efficace utilizzata dai terroristi è quella di aprire e chiudere profili in continuazione. Sul social network dei 140 caratteri i jihadisti possono comunicare con una platea molto ampia, magari per darsi appuntamento poi su altre piattaforme.

Telegram ha cercato di correre ai ripari e, grazie alla collaborazione e alle segnalazioni degli utenti, ha bloccato 78 canali legati all'Isis, diffusi in 12 lingue diverse. Ma non basterà. Bisogna prendere coscienza che la Rete è uno strumento prezioso, a cui non dobbiamo rinunciare, ma che ha un suo lato oscuro con cui dobbiamo convivere. Anche se oggi sicurezza è diventato sinonimo di pericolosità.

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