Fiamme nella sede di Aruba.it causano
il più grande blackout internet in Italia

Un tecnico entra negli uffici di Aruba (Aessandro Falsetti - Ansa)
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Venerdì 29 Aprile 2011, 11:26 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 17:32
ROMA - Un principio d'incendio in una stanza dove sono stati montati i gruppi di continuit ha danneggiato, la notte scorsa, una server farm di Aruba.it, azienda che ha sede in via delle Biole ad Arezzo. Le fiamme hanno coinvolto la zona delle ups ovvero le periferiche, senza intaccare la sala dati, causando il blackout di moltissimi siti che fanno capo ad Aruba.it. Sono centinaia di migliaia i siti web bloccati, ma c'è chi parla di milioni, per quello che è il più grande blackout di Internet mai verificatosi in Italia. Disagi si sono verificati anche con l'uso della posta certificata di molte aziende. L'azienda parla di incidente non grave. Il ripristino della funzionalità è avvenuto intorno alle ore 16.



«Causa principio di incendio nella server farm principale - ha scritto Aruba in un messaggio su un profilo Twitter attivato per tenere aggiornati gli utenti - si è attivato l'energit power off togliendo energia alla struttura».



Secondo i vigili del fuoco, che sono stati impegnati per circa tre ore, il principio del rogo sarebbe stato causato da un surriscaldamento. Aruba ha spiegato che «le macchine server» che contengono i dati siti web dei clienti «non hanno subito alcun danno e che sono state ripristinate due sale dati». I tecnici si sono mossi con cautela, rimuovendo innanzitutto la polvere causata dalla combustione, perchè secondo Aruba «la riaccensione senza dovute verifiche creerebbe un pericolo e causerebbe nuove ricadute».



La situazione è tornata alla normalità dopo le 16, comunica su Twitter l'azienda. «L' alimentazione - spiega Aruba - è stata ripristinata in tutte le tre sale dati colpite dal problema». L' azienda ha annunciato un comunicato stampa in cui saranno spiegati i motivi dell'incidente.



Il Codacons sta studiando «la possibilità di intentare una class action in favore dei clienti di Aruba che da questa mattina stanno subendo enormi disagi a seguito di un incendio che ha danneggiato le apparecchiature della società». Migliaia di cittadini e di aziende sono impossibilitati a leggere ed utilizzare la posta elettronica, e numerosi sono i siti internet andati in tilt. Si tratta - spiega il Codacons - di un danno economico enorme, soprattutto per chi lavora con la posta elettronica e per chi gestisce la propria attività attraverso il web. Un danno al momento difficile da quantificare, poichè non sono ancora noti i tempi di ripristino del servizio. L'associazione intende «avviare quindi un'azione collettiva contro Aruba finalizzata a far ottenere agli utenti coinvolti nel guasto un risarcimento proporzionato al tempo di sospensione del servizio ed ai danni economici subiti».



Aruba, fondata nel 1994, è al primo posto non solo in Italia, ma anche nella Repubblica Ceca e nella Repubblica Slovacca per numero di siti in hosting e di domini registrati. Nato nel 1994, come provider di connettività con il nome di Technet.it, ha preso il nome Aruba nel 2000, cominciando ad ospitare siti sui propri server. In seguito ad una serie di acquisizioni il gruppo oggi conta più di 14 marchi nel settore dell'hosting e della gestione dei domini, ovvero degli indirizzi Internet dei siti web. Complessivamente ha 1.650.000 domini registrati e mantenuti; 1.250 siti attivi in hosting; 5.000.000 caselle e-mail gestite, oltre 10 mila server gestiti, 3000 metri quadri di data center. E' connessa ad Internet con un collegamento da 50 Gigabit al secondo, attraverso tre carrier (Wind, Telecom e Cogent). Aruba ha anche altri datacenter a Bologna e Milano che però hanno funzioni rispettivamente di recupero dei dati e di supporto, e una seconda webfarm, nella Repubblica Ceca, che serve principalmente l'Europa Orientale. Quello di ogginon è il primo incidente di questo tipo per Aruba. Un fermo di minore entità si era verificato il 6 ottobre 2010 a causa di un errore umano, anche se in un primo tempo si era data la colpa al maltempo.
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