Facebook vuole decidere l'affidabilità delle notizie: voti dafli utenti contro le fake news

Facebook vuole decidere l'affidabilità delle notizie: voti dafli utenti contro le fake news
di Francesco Malfetano
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Martedì 3 Luglio 2018, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 19:02
«Conosci questo sito?» e «Quanto lo ritieni affidabile?». Sono le due domande che Facebook ha deciso di porre ad alcuni dei suoi iscritti per combattere notizie false e contenuti acchiappa click. Una svolta, annunciata a gennaio e da allora già attiva negli Stati Uniti, che mira a dare priorità ai media più affidabili. Nelle intenzioni di Mark Zuckerberg infatti, le fonti considerate attendibili e certificate dagli utenti otterranno una posizione più alta nelle bacheche degli iscritti.

AGGIORNAMENTI
Dopo una iniziale fase di test avviata iniziata lo scorso maggio, da ieri il sistema è entrato a pieno regime tra gli account non solo italiani ma anche in India, Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna. Grazie al costante aggiornamento delle risposte al questionario, i media dovranno mantenere standard elevati per conservare il vantaggio sulla concorrenza. Infatti secondo alcuni esperti, la fiducia degli utenti verrà misurata in una scala che va da completamente a per niente. Voti sulle pagine di informazione che verranno richiesti più volte nel tempo. Ci sono però diverse criticità. Ad esempio, soltanto ad un «campione rappresentativo e diversificato di utenti» verrà concesso di esprimere un parere. Non è però ancora chiaro in che modo questo venga selezionato, e quali siano i dati personali raccolti che determineranno la scelta. Il rischio di indirizzare la profilazione per rientrare nel campione e, potenzialmente, falsarlo, diventa reale. Per contrastare la presenza di notizie a loro poco gradite, gli utenti potrebbero abusare della posizione privilegiata e accordarsi per ottenere un certo risultato, in una sorta di mobbing virtuale contro i media sgraditi. 

Si tratterebbe di un rovescio della medaglia che va contro l'intento originario di combattere «sensazionalismo, disinformazione e polarizzazione», anticipato da Zuckerberg. In un suo post si leggeva come l'intento fosse quello di favorire le notizie «di alta qualità». Secondo le sue previsioni, i nuovi strumenti contro le fake news potrebbero portare a una contrazione del 20% delle notizie presenti sul social. Non è chiaro però in quale misura effettiva il sondaggio influirà sulla classificazione dell'affidabilità dei media.

Insieme alle risposte degli utenti infatti, l'algoritmo di Facebook manterrà un ruolo fondamentale. Le elaborazioni dell'algoritmo inoltre, sono fondate su diversi elementi,  ma si basano principalmente sul numero di like e di condivisioni. Due componenti inaffidabili quando si parla di lotta a fake-news e clickbait - cioè contenuti acchiappa click. 

OPACITÀ
In ogni caso, dopo sei mesi di uso negli Usa, non sono ancora disponibili dati che chiariscano quanto questo strumento abbia funzionato. Secondo diverse ricerche commissionate dalla Nieman Foundation, fondazione dell'università di Harvard che si occupa di giornalismo, i risultati americani non sarebbero così incoraggianti: la lotta contro i siti iperpartitici, ad esempio, sembrerebbe un fallimento. Nonostante siti conservatori come Breitbart - nota creatura di Steve Bannon, discusso ex stratega di Donald Trump - ma anche The Blaze e Gateway Pundit, dichiarino che i cambiamenti introdotti li stiano danneggiando, il loro traffico non sembrerebbe essere diminuito per nulla.

Anzi, in alcuni casi, tra cui proprio il portale di Bannon, il numero delle visite provenienti dalla pagina Facebook sarebbe addirittura aumentato, nonostante il social stia vivendo un drastico calo delle visite. La situazione dell'Italia invece, è molto diversa. Una ricerca del Pew Center rivela che il 50% delle persone utilizza i social media come fonte primaria di informazione almeno una volta al giorno - spesso Facebook è l'unico canale per le notizie - e soprattutto emerge che 1 su tre non presta neanche attenzione alla provenienza di questi contenuti. Quindi gli iscritti di Facebook si trovano bloccati all'interno di una cosiddetta camera dell'eco. Non solo: il 75% degli italiani attivi sul social vorrebbe avere accesso a informazioni più variegate. Rinuncerebbero volentieri cioè ad articoli che non fanno altro che confermare la propria opinione. Un problema risolvibile soltanto riducendo profilazione e contenuti mirati, che però sono proprio le principali fonti di guadagno dei social.
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