Crimini informatici, l'Italia patria dei virus: in Europa siamo al top, Roma la capitale delle spam e delle frodi

Crimini informatici, l'Italia patria dei virus: in Europa siamo al top, Roma la capitale delle spam e delle frodi
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Mercoledì 5 Ottobre 2016, 12:12 - Ultimo aggiornamento: 22:12
L'Italia è il secondo Paese in Europa ad aver ospitato il maggior numero di bot nel 2015. Roma è la terza classificata tra le città nell'area Emea, con una quota pari al 2,8% dei bot dell'area, e prima in Italia, seguita da Milano, Arezzo, Settimo Milanese e Cagliari. È quanto emerge da una ricerca di Norton by Symantec. Controllati in remoto da criminali informatici nell'ambito di una 'botnet', questi sistemi infetti vengono utilizzati per sferrare attacchi DDoS (denial-of-service, attacchi che mirano a rendere inutilizzabile un sito web), inviare spam e commettere frodi o molti altri crimini informatici, spesso all'insaputa dei legittimi proprietari dei dispositivi infetti.
Disponibili 'a noleggiò nel Dark Web, le più grandi botnet possono connettere milioni di device connessi a Internet e utilizzarli in attacchi coordinati. A livello europeo, il Paese che presenta il maggior numero di bot è la Turchia, interessata da numerosi attacchi di Anonymous basati su botnet nel 2015. Con più di 40.000 infezioni univoche, la Turchia ha fatto registrare un numero quasi doppio rispetto all'Italia. Al quarto posto nella classifica globale, la Turchia comprende il 18,5% della popolazione di bot nell'area Emea e il 4,5% a livello mondiale.
La Russia, con il maggior numero di utenti connessi a Internet nell'area Emea, è al nono posto per numero di bot, il 37% dei quali localizzato a Mosca. L'Ungheria si posiziona al terzo posto nella classifica dei paesi dell'area. Alla quota di bot in Ungheria contribuiscono principalmente Budapest e Szeged, con il 30% e il 25% dei bot. 
«Una popolazione di bot può essere di piccole dimensioni per diversi fattori, ma i mercati e le città in cui di recente è stato registrato anche un piccolo aumento del numero di computer dotati di connessione a Internet ad alta velocità possono creare una nuova, redditizia fonte di sistemi da compromettere per i criminali informatici», ha commentato Ida Setti, Territory Manager, Norton Business Unit per il Sud Europa. «Tuttavia, non sono solo i pc infetti che consentono ai criminali di schierare il loro esercito di robot: i server spesso offrono una capacità di larghezza di banda molto superiore per gli attacchi DDoS rispetto ai tradizionali computer consumer. Nel 2015 abbiamo inoltre assistito a un aumento dei casi in cui criminali informatici hanno sfruttato sistemi IoT (Internet of Things) per rafforzare le proprie botnet», ha spiegato ancora Setti.
«Il Paese in cui si trova un bot non è indicativo della posizione in cui potrebbe trovarsi il criminale che lo controlla.
Le botnet sono globali per natura: un computer infetto in Yemen potrebbe contribuire a un attacco contro un server a Seoul, controllato da un criminale in Minnesota. I criminali informatici possono impadronirsi direttamente di una botnet oppure noleggiarne una, in base alle ore di utilizzo o al numero e alla potenza dei sistemi infetti», ha concluso Ida Setti.
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