Con God of War per Ps4, il rapporto padre-figlio diventa un videogame

Uno screen da God of War per PS4
di Alessandro Di Liegro
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Lunedì 19 Marzo 2018, 16:50 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 08:19

God of War per PlayStation 4 è un videogioco intenso, introspettivo, a volte anche doloroso. Il ritorno di Kratos, che nel terzo episodio della saga si è guadagnato il titolo di Dio della Guerra, questa volta proiettato nella mitologia norrena, avviene qualche anno dopo il termine del terzo capitolo e narra di come porta il figlio Atreus mano nella mano nell'età adulta attraverso una serie di riti di passaggio, tra cui, naturalmente, anche i combattimenti contro mostri sempre più grossi e difficili da sconfiggere ed esseri umani con poteri superiori.

Il direttore creativo dei Santa Monica Studios di SIE (Sony Interactive Entertainment) Cory Barlog è intervenuto alla presentazione di God of War presso le Officine del Volo di Milano, in cui sono state illustrate alcune delle potenzialità del gioco: «Ci sono 5 anni di lavoro qui dentro e molto di me stesso – afferma Barlog nella sua rapida introduzione prima del gameplay – abbiamo deciso di realizzare un prodotto per tutti, che avesse dei riferimenti dai diversi episodi della saga, ma che risultasse giocabile anche per chi ci si accosta per la prima volta».
 



La vicenda è, in effetti, tutta nuova – come già detto – come nuove sono le armi a disposizione di Kratos, mentre è innovativa la presenta di Atreus, figlio del protagonista, gestibile in parte dal giocatore persino nei momenti di combattimento, in cui ha una funzione a volte essenziale, a volte meno, per aiutare il “padre” distraendo i nemici con assestati colpi di freccia. La prima ora di gioco scorre abbastanza rapidamente con inserti di storia che completano la parte giocabile, in cui Kratos affronta nemici tra i più vari, in un contesto selvaggio e inospitale, con l'unico interesse di proteggere il figlio. Un aspetto particolarmente interessante su cui il team di Barlog ha lavorato è quello psicologico dei personaggi: «Abbiamo cercato di creare dei protagonisti credibili, in cui i giocatori potessero immedesimarsi». La gestione delle emozioni del piccolo Atreus, e anche del padre Kratos, è assolutamente convincente nello svilupparsi delle vicende del gioco, persino quando viene il piccolo rimproverato dal padre per qualche azione eccessivamente istintiva o ingenua, o quando deve consolarlo e aiutarlo nel suo processo di crescita. In questo senso gioca una gran parte la grafica, con una definizione in 4K dinamico e HDR che rende al meglio le espressioni dei protagonisti e le azioni durante i combattimenti anche più concitati, non perdendo di qualità nei movimenti veloci e nei dettagli. Vi sono 4 differenti tipi di giocabilità, dal racconto della storia fino alla modalità per i videogiocatori più esperti: nella prova effettuata in “balanced mode”, si può notare una giocabilità abbastanza immediata nell'utilizzo delle armi e nei movimenti durante i combattimenti che, riprendendo i vecchi titoli, consente di utilizzare mosse ad hoc per sconfiggere nemici diversi.

God of War punta molto sul fattore psicologico per impattare sui giocatori, creando una relazione emozionale che porterà ad affezionarsi alle vicende di Kratos e Atreus.
Se è vero che per crescere un figlio ci vuole un villaggio, in questo caso basterà forse un'intera comunità di videogiocatori.

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