I segreti della Cloaca Maxima: viaggio nelle viscere di Roma

I segreti della Cloaca Maxima: viaggio nelle viscere di Roma
di Laura Larcan
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Domenica 26 Maggio 2013, 17:08 - Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 23:34
ROMA - All’inizio il buio era spietato nella sua palpabile consistenza, l’umidit pungente e l’aria pesante. Poi, il casco con la torcia, la maschera antigas e la tuta hanno aiutato il corpo ad ambientarsi.

Sembrava di calarsi al centro della terra, scendendo giù per oltre quattro metri di profondità. Ci si lasciava alle spalle la luce, il caldo e centinaia di turisti curiosi in visita al Foro Romano, per entrare nella Cloaca Maxima la più antica e imponente rete fognaria che si conosca. Un capolavoro di ingegneria e architettura romana che risale al VI secolo a.C. (l'età dei Re di Roma) e che dopo ben 2500 anni ancora funziona, ad una profondità di 12 metri dal piano stradale della Roma moderna.



LA TECNOLOGIA

Al di sotto del pavimento della Basilica Emilia, che custodisce la “porta” d’ingresso, è cominciata un’esplorazione del tutto inedita del monumento nell’area centrale del Foro Romano, dove le ricerche di archeologi e speleologi si sono alleate per la prima volta con la tecnologia più all’avanguardia. Perché al fianco dell’équipe di ricercatori c’era Lucius l’Archeorobot, un veicolo anfibio teleguidato e dotato degli strumenti più sofisticati, concepito per arrivare lì dove l’uomo non è mai giunto prima. Vale a dire nel sistema di stretti cunicoli (fino a 60 centimetri di altezza e 40 di larghezza) che partono dalla galleria principale.



Il progetto scientifico «Lucius: Sistema di esplorazione e documentazione della Cloaca Massima», firmato dalla Soprintendenza speciale ai beni archeologici di Roma in partnership con la Indissoluble.com di Barcellona, società che ha progettato e costruito Lucius, è stato presentato ieri in Spagna, alla sua prima uscita ufficiale nella XV edizione del Festival internazionale di archeologia e arte romana di Tarragona. Un debutto d’oltralpe arricchito dalla proiezione di un documentario che ha ripercorso tutta l’esperienza, con le testimonianze della soprintendente Mariarosaria Barbera, la responsabile del progetto Patrizia Fortini e l’architetto del Foro Maria Grazia Filetici.



LA STORIA

L’Operazione Cloaca ha interessato un complesso di 1,2 chilometri di condotti sotterranei, dalla Basilica Emilia fino a via di San Teodoro, ossia il tratto centrale del monumento di pertinenza statale. Incastonato a sua volta in un sistema più ampio tra la zona della Suburra e il Velabro per sfociare infine nel Tevere, di responsabilità comunale.



Un viaggio nelle viscere di Roma, con un'anima hi-tech al servizio della storia. Uno degli aspetti più innovativi del progetto di esplorazione è stato l'Archeolectio, uno scanner planetario di grandi dimensioni in grado di scansionare documenti di grande formato e restituire fotografie digitali in alta definizione: «Questa strumentazione tecnologica è stata utile per lo studio dei condotti dell’area centrale del foro - racconta Patrizia Fortini - Il grande scanner zenitale è servito per acquisire immagini fedeli dei disegni storici della Soprintendenza, vale a dire tutti i primi disegni dell'800 realizzati da Giacomo Boni quando diresse gli scavi dell’area del Foro Romano, un patrimonio straordinario di 2000 metri quadrati di disegni che per la prima volta sono stati fotografati rispettando colore e luce, senza distorsioni».



Ed è dai documenti originali del Boni che si è partiti per avere una mappa-guida della Cloaca e dei suoi condotti laterali. Per dare l'idea della complessità dell'impresa, basti considerare che un disegno antico dell’area centrale del Foro Romano misura 6,25 metri per 5,75. Era conservato arrotolato. Attraverso l'Archeolectio è stato riprodotto in alta risoluzione: «La straordinarietà del Boni era che nei suoi disegni riproduceva la stratigrafia nel minimo dettaglio, dalle ossa al monumento - dice la Fortini - ma tutto doveva essere visto con la lente d’ingrandimento». Grazie alla digitalizzazione, tutto è stato riletto, e sono emersi aspetti che fino ad oggi non erano stati presi in considerazione: «Abbiamo capito bene dove passano i condotti della Cloaca e che relazione hanno con i monumenti soprastanti» precisa la Fortini.



L'Archeolectio è stato il primo passo per conoscere la mappa storica della Cloaca. Da qui è entrato in scena Lucius. E ora tutta la storia della Cloaca Maxima è digitalizzata, dalle murature dei re Tarquini ai restauri di Giacomo Boni.
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