Apple, New York Times attacca Steve Jobs: «Oggi sarebbe in galera?»

Apple, New York Times attacca Steve Jobs: «Oggi sarebbe in galera?»
2 Minuti di Lettura
Sabato 3 Maggio 2014, 16:29 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 13:34
Se Steve Jobs fosse ancora vivo sarebbe in galera? A chiederselo in maniera provocatoria il New York Times, che riporta la tesi di chi sostiene che il fondatore della Apple sia stato l'ideatore, il principale promotore del cartello tra i big della Silicon Valley per tenere bassi i salari dei dipendenti. Una vicenda per la quale Apple, Google, Adobe e Intel hanno già deciso di patteggiare per evitare le conseguenze di una class action lanciata da ben 64.000 lavoratori.



«Jobs - scrive il Nyt - sembra non aver mai letto o aver scelto di ignorare il primo paragrafo dello Sherman Atitrust Act, nel quale si legge che ogni cospirazione mirata a restringere la concorrenza e il commercio è illegale. E chiunque violi questa norma - prevede la legge - deve essere considerato colpevole di un reato, condannato e sanzionato con una multa o con la prigione non oltre tre anni». Oppure con entrambe le sanzioni. «Steve Jobs era una violazione antitrust ambulante, ironizza Herbert Hovenkamp, massimo esperto di norme antitrust e professore alla University of Iowa College of Law, che si dice «stupefatto dai rischi che egli sembra abbia voluto prendere». Il riferimento è anche al presunto cartello organizzato nel settore degli e-book. Contro il ''genio visionario" della Silicon Valley anche il suo biografo, Walter Isaacson: «Steve - ricorda - ha sempre pensato che le regole che si applicano alla gente comune non dovevano applicarsi a lui. Questa era la sua genialità ma anche la sua originalità. Riteneva di poter sfidare le regole della fisica e distorcere la realtà. Ciò che gli ha consentito di fare cose fantastiche, ma anche di spingersi oltre il lecito».
© RIPRODUZIONE RISERVATA