Apple, il martedì nero: atteso primo calo utili in 10 anni. E Tim Cook rischia il posto

Tim Cook alla presentazione dell'iPad mini
di Fabrizio Angeli
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Lunedì 22 Aprile 2013, 17:25 - Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 16:32
ROMA - "A meno che il ceo Cook annunci qualcosa di davvero stupefacente nei nuovi prodotti o utili astronomici, le azioni continueranno a scendere ulteriormente. E con esse la reputazione di Tim Cook presso azionisti, investitori e Wall Street. Questo potrebbe alla fine portare alla sua uscita". E' certo troppo presto parlare di ultimo appello per la Apple e per il suo numero 1 e successore del compianto Steve Jobs, ma almeno a sentire l'autorevole Forbes le cose a Cupertino non vanno poi così bene, e anzi potrebbero peggiorare rapidamente.



Il giorno della verità per Apple arriverà martedì prossimo. Con i conti del secondo trimestre fiscale (da gennaio a marzo 2013), il gigante della Mela morsicata potrebbe infatti annunciare il primo calo degli utili su base annua degli ultimi 10 anni, ovvero dal debutto sul mercato di iTunes nel 2003. E a sentire i beneinformati, con un orecchio a Wall Street e l'altro ai piani alti dell'azienda californiana, questo potrebbe dare il colpo di grazia al Ceo Tim Cook, l'uomo che si è caricato sulle spalle l'ingrato compito di sostituire uno dei massimi talentii visionari vissuti dalla nascita del computer a oggi.



Gioelli arrugginiti. A pesare sul bilancio della mela nata dal genio di Steve Jobs sono proprio le vendite deludenti dei gadget del marchio, iPhone e iPad in testa, messi sempre più alle strette dalla competizione agguerrita di Samsung, ma progressivamente anche di Google, che sta sbarcando sul mercato con prodotti direttamente concorrenti. E gli analisti non sono teneri.



Il Galaxy fa paura. Secondo le previsioni, la contrazione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno sarà infatti a due cifre e compresa tra il 18% e il 20%. L'utile dovrebbe così scendere a circa 9-9,5 miliardi di dollari. In attesa della diffusione dei risultati ufficiali, vanno così intensificandosi le preoccupazioni sul fatto che, dopo una dozzina d'anni di crescita senza precedenti, uno dei protagonisti assoluti della Silicon Valley stia ormai perdendo lo smalto di un tempo.



Dal lancio dell'iPod nel 2001, gli utili annuali di Apple si sono moltiplicati esponenzialmente, passando da 65 milioni ai 41,7 miliardi di dollari dell'anno scorso. In parallelo è andato crescendo a ritmi forsennati anche il valore del titolo in Borsa, con una capitalizzazione record che a settembre scorso ha raggiunto il picco di 660 miliardi di dollari. Allora l'azione della mela era scambiata sopra quota 700 dollari, mentre ora è scesa a 390,53 dollari, il livello più basso dal dicembre del 2011, perdendo anche lo scettro di società a maggiore capitalizzazione del mondo, riassegnato alla petrolifera Exxon.



Effetto-domino. I segnali preoccupanti sono del resto già emersi nell'ambiente dei fornitori di componenti per tablet e smartphone della mela. Cirrus Logic, ad esempio, società che destina ad Apple il 91% delle sue forniture, ha chiuso un trimestre sotto le attese. I suoi magazzini sono pieni, segno che, a causa del rallentamento della domanda, da Cupertino vengono richiesti sempre meno componenti. Lo stesso è accaduto per Hon Hai Precision Industry, il maggior fornitore della mela che ha registrato il calo più pesante dei ricavi in 13 anni. Gli analisti calcolano infatti che nel trimestre le vendite di iPhone si siano arrestate a 34,2 milioni di unità, con un calo di un milione esatto.
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