«Stavamo sviluppando delle foglie artificiali per generare energia dal vento nell'ambito di un progetto finanziato dalla Regione Toscana, quando - ha detto ancora Mazzolai - con il collega ci siamo accorti che anche stimolando le piante vere si propagava al loro interno energia meccanica che veniva trasformata in energia elettrica». Se e come le piante sfruttino l'elettricità che producono non è ancora noto, ma accorgersi di questo meccanismo ha permesso di riprodurlo. Si è visto così che le cariche elettriche vengono raccolte sulla superficie delle foglie per mezzo del processo chiamato «elettrificazione a contatto», nel quale le cariche elettriche vengono trasmesse dalla superficie al tessuto vegetale interno che, come un cavo, trasporta l'elettricità nel resto della pianta.
L'elettricità viene quindi trasferita all'esterno della pianta collegando allo stelo una sorta di presa elettrica.
Lo stesso meccanismo ha permesso di ottenere il primo albero-generatore di elettricità, un Oleandro Nerum, nel quale le foglie artificiali, toccando quelle naturali, attivano la generazione di elettricità della pianta. In presenza di vento, quindi, l'albero ibrido produce elettricità e questa prodotta aumenta quanto più le foglie vengono toccate. Dall'unione di piante e tecnologia sono in arrivo altre sorprese. Nel gennaio 2019, per esempio, partirà il progetto europeo Grow Bot,che punta a ottenere piante rampicanti capaci di crescere in modo autonomo per esplorare ambienti nuovi, zone archeologiche o aree colpite da disastri, oppure pianeti.
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