Pillola anticoncezionale

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La pillola anticoncezionale o pillola contraccettiva è un farmaco contraccettivo ormonale. Si tratta del metodo contraccettivo reversibile con la più alta percentuale di efficacia. L’Italia del 10 marzo 1971 conosceva da soli tre mesi il divorzio, come pratica legale per la dissoluzione del vincolo matrimoniale. Una conquista tutt’altro che indiscussa: nel 1974 la tenuta della legge Fortuna-Baslini veniva messe alla prova da un referendum abrogativo che invece consolidò il fronte laico a tutela dei diritti civili nel Paese. Quell’onda si era messa in moto e con una sentenza della Corte costituzionale il 10 marzo 1971 veniva abrogato un caposaldo del Codice Rocco, il famigerato art. 553 che vietava e puniva «la propaganda dei mezzi atti a impedire la procreazione», prevedendo un anno di reclusione per chi si fosse reso responsabile del reato di “propaganda”, ma anche dell’utilizzo dei contraccettivi. La parte rimanente di quel Titolo X del Codice Rocco (Reati contro l’integrità e la sanità della stirpe) sarebbe stata abrogata solo nel 1978, con l’approvazione della legge 194 sull’aborto. Nel 1975 fu promulgata la legge istitutiva dei consultori pubblici, e sempre nel 1975 la Riforma del Diritto di famiglia siglava il passaggio dalla patria potestà alla potestà genitoriale, equiparato in doveri e dignità le figure del padre e della madre. A lungo, nella vita quotidiana, la contraccezione consapevole restò tutt’altro che praticabile: perdurava il divieto di vendita nelle farmacie dei contraccettivi, in applicazione di norme risalenti al 1927 (Regolamento per la registrazione dei farmaci), che non consentiva la registrazione di presidi medico-chirurgici aventi indicazioni anticoncezionali. Per questo i contraccettivi dovevano essere registrati sotto mentite spoglie: la pillola come regolatore del ciclo mestruale, gli spermicidi come antisettici per l’igiene intima della donna. AIED avviò nel 1976 una solitaria azione di denuncia legale e politica nei confronti dell’allora Ministro della Sanità per inosservanza della legge 405/1975 istitutiva dei consultori familiari, che dovevano fornire assistenza contraccettiva e non potevano farlo. Solo a seguito della mobilitazione AIED, nell’ottobre 1976, il Ministero provvedeva ad abrogare quelle norme. Nel 1977 arrivarono anche la parità in materia di lavoro e le leggi di tutela per le lavoratrici madri. Dai movimenti femministi ed emancipazionisti, insieme alla libera scelta della maternità, e con la depenalizzazione dell’aborto formalizzata attraverso la legge 194 del 1978, arrivava la richiesta di una legge specifica contro la violenza sulle donne. Una normativa che sarebbe tardata vent’anni.
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