Maternità surrogata

Surrogare significa sostituire, la maternità surrogata è un modo per diventare genitore senza partorire. Ecco perché si chiama anche GPA: gestazione per altri. È una forma di procreazione medicalmente assistita. Sì, ma come funziona? In sostanza la gravidanza è portata avanti da una donna per conto terzi. È vietata in Italia sia per le coppie eterosessuali sia per le omosessuali che quindi sono costrette ad andare all'estero. Chi pratica la maternità surrogata in Italia commette un reato punito con la reclusione da 3 mesi a 2 anni e una multa da 600.000 fino a 1 milione di euro.
​Nei Paesi dove è legale è una pratica regolata da appositi contratti e da un compenso di tipo economico per la donna che decide di portare avanti la gravidanza per altri. Ci sono Paesi dove il compenso è, invece, assente ed esiste solo un rimborso che comprende le spese sanitarie per la volontaria. Il fatto che ci sia un passaggio di soldi è uno dei punti più controversi e che porta i contrari a questa pratica a parlare di "commercio di bambini". Dal punto di vista giuridico in Italia c'è un vuoto normativo: i bimbi nati all'estero grazie alla maternità surrogata sono registrati all'anagrafe come figli di un genitore single: l'unica possibilità per l'altro genitore, se esiste, è l'adozione che però è prevista solo in casi particolari.
Esistono due tipi di GPA: nel primo tipo l’ovulo fecondato appartiene alla donna che porta avanti la gravidanza, nella seconda l’ovulo proviene dalla mamma intenzionale o è donato da una terza donna. 
L'unica possibilità legale in Italia è per le coppie eterosessuali ed è la fecondazione eterologa in cui l’embrione viene fecondato con un ovulo o uno spermatozoo dei genitori biologici o con ovulo o sperma donati. 

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