Favola Trevisan, dalle qualificazioni ai quarti del Roland Garros

Favola Trevisan, dalle qualificazioni ai quarti del Roland Garros
di Guido Frasca
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Lunedì 5 Ottobre 2020, 09:30
«Sto vivendo un sogno, ma io credo nei sogni». Martina Trevisan è nei quarti al Roland Garros. Il suo ultimo lob, che ha baciato la riga di fondo consegnandole il doppio 6-4 inflitto alla testa di serie n.5, l’olandese Bertens, è il sigillo di una partita perfetta. «Il match-point? Ho visto il viso di Kiki diventare triste e allora mi sono detta “è dentro!”. E ho capito che avevo vinto. È stato uno dei match migliori della mia carriera». Il sorriso è il suo marchio di fabbrica, anche nei momenti più difficili: dopo un doppio fallo o un colpo sfortunato. «Avevo pianificato di essere aggressiva su ogni punto ed è quello che ho fatto. Ma credo che la chiave sia l’aspetto mentale: divento più forte partita dopo partita». Tra un mese compirà 27 anni e questo è un regalo anticipato personale bellissimo. La tennista di Firenze è la decima giocatrice partita dalle qualificazioni a raggiungere i quarti sulla terra rossa parigina nell’era open: l’ultima era stata la kazaka Shvedova nel 2012.

STORIA DA ROMANZO
Il tennis dà, il tennis toglie e quando meno te lo aspetti regala gioie. La Trevisan sta raccontando un capitolo bellissimo della sua seconda vita. Una saga, quella della famiglia Trevisan: il fratello Matteo, più grande di 4 anni, è stato n.1 del mondo junior, spaccava la palla, ma oggi la carriera da professionista è un ricordo e fa il maestro tra Pistoia e Firenze. Martina invece si è voluta regalare una seconda chance. Una baby carriera da ragazzina prodigio e un futuro di vittorie che sembrava scritto nelle stelle: non aveva ancora compiuto 16 anni e giocava regolarmente gli Slam junior. Tutti restavano a bocca aperta di fronte a quel diritto mancino di rara naturalezza. Purtroppo dietro i risultati c’era un malessere nascosto, qualcosa che pian piano si era rotto. «Il tennis era diventato un ambiente nel quale non mi sentivo più a mio agio. Probabilmente ho sbagliato a continuare a giocare fino al punto in cui mi sono persa, smarrita sino ad ammalarmi di anoressia. Mi dovevo allontanare dal tennis, altrimenti ne sarei stata travolta», ha raccontato in passato.

LA RINASCITA
Mollare la racchetta è stata una liberazione. È andata in un centro per curare l’anoressia con il sostegno di una psicologa e quando la situazione è tornata sotto controllo il tennis ha di nuovo bussato alla sua porta. Ha ripreso a giochicchiare e tutti la esortavano a riprovarci sul serio con il talento che ha. Intanto aveva finito il liceo e aveva cominciato a lavorare come maestra a Pontedera. Dall’arrivederci al suo ritorno in campo erano passati più di 4 anni. Dal gennaio 2010, quando aveva giocato l’ultima partita in un Itf junior in Repubblica Ceca, al maggio 2014 con il primo torneo della sua seconda carriera: un Itf a Caserta. «So che ho fatto un gran lavoro. Il messaggio è restare concentrati sui propri sogni e non mollare mai la propria vita, le cose che vuoi e quello che desideri raggiungere», sottolinea. Da allora non si è più fermata e nonostante qualche infortunio ha scalato il ranking guadagnandosi un posto nella squadra azzurra di Fed Cup di Tathiana Garbin, che la conosce da sempre. Con il successo sulla Bertens, il primo contro una top ten, irrompe nelle prime 100 (al momento è n.82, era 159 alla vigilia del torneo). Per lei nei quarti di finale ci sarà Iga Swiatek, 19enne polacca n.54 Wta, che ha travolto (6-1 6-2) la testa di serie n.1 Simona Halep. Sognare non è proibito.
 
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