Fase 2, il tennis riparte. Sonego: «Al circolo in tuta e poi doccia a casa, basta che si giochi»

Fase 2, il tennis riparte. Sonego: «Al circolo in tuta e poi doccia a casa, basta che si giochi»
di Gianluca Cordella
3 Minuti di Lettura
Martedì 5 Maggio 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 17:05

Lorenzo Sonego è uno dei volti della nouvelle vague del tennis azzurro. Torinese, 25 anni fra qualche giorno, numero 46 della classifica mondiale congelata dall’interruzione dello sport. Lorenzo ha salutato la racchetta a metà febbraio, prima del lockdown: colpa di un infortunio al polso che gli ha tolto anche la gioia del debutto in Coppa Davis. «Anche per questo mi sono precipitato in campo, avevo troppa voglia di giocare», racconta. Ieri è stato fra i primi a sfruttare l’apertura del dpcm agli allenamenti degli sport individuali e al Circolo della Stampa-Sporting ha “incrociato i guantoni” a distanza, con l’amico Andrea Vavassori.
Com’è stato ritrovare il campo?
«Bello, tra l’altro nel circolo in cui sono cresciuto. Non vedevo l’ora di riprendere in mano la racchetta. Ho avuto subito sensazioni buone». 
Ma non è stato un allenamento normale...
«No, ovviamente è tutto diverso. Devi entrare in campo con i guanti e con la mascherina, non puoi avvicinarti al tuo compagno, non puoi cambiare metà campo e devi igienizzare le mani a ogni pausa. Ci sono delle regole ben precise da rispettare». 

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Qual è la più difficile da rispettare?
«Nessuna in particolare. Forse la cosa più complicata è proprio ricordarsi come fare o non fare alcuni gesti che per noi sono quasi automatici. Per esempio siamo stati attentissimi a non strofinarci gli occhi con le mani o con i polsi e a passarci le palline solo con la racchetta».
Insomma ha seguito alla lettera le buone pratiche consigliate dalla federazione. Compreso il guanto sulla mano non dominante?
«Quello no, perché giocando il rovescio a due mani ho bisogno di averle libere entrambe».
Ovviamente niente spogliatoi...
«Sono arrivato al circolo in tuta e così sono andato via. Doccia a casa. Per fortuna abito a un minuto dai campi». 
I calendari al momento non danno alcuna certezza. Com’è allenarsi senza un traguardo preciso?
«Ti sforzi di pensare a lungo termine: l’allenamento non è mai sprecato. Questa parentesi senza tornei può essere anche utile perché puoi spingere di più sul lato atletico, puoi esagerare un po’ con i carichi. L’obiettivo è arrivare più preparato degli altri alla ripresa».
Obiettivo per il quale ha lavorato anche durante il lockdown?
«Sì, a casa non ho mai smesso di allenare la parte muscolare, per la resistenza facevo i giri del palazzo di corsa, sempre senza allontanarmi da casa. L’isolamento è arrivato subito dopo l’infortunio al polso e mi ha permesso di guarire. Praticamente non riuscivo più a giocare il rovescio, ma oggi (ieri) in campo per fortuna non ho avuto nessun problema». 
Niente giudici di linea, telecamere fisse, palline personali: la spaventa il tennis dei prossimi mesi?
«No, purché si giochi va bene tutto. E poi sono regole sensate: la salute viene prima di tutto e il tennis per fortuna è uno sport che non ha contatto fisico e che con pochi accorgimenti può ripartire».
Il tennis ha tenuto banco anche in queste settimane con Djokovic, Nadal e Federer mattatori sui social. Li ha seguiti?
«Sinceramente no. Ho approfittato per staccare anche un po’ mentalmente dal campo e ho sfruttato il tempo libero per vedere film e serie tv con la mia fidanzata». 
 

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