L'Italia scopre l'erba e sbarca a Wimbledon per l'esame di maturità

Lorenzo Sonego
di Angelo Mancuso
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Domenica 30 Giugno 2019, 10:00
L’erba italiana è sempre più verde. Fino a un paio di settimane fa l’unico titolo vinto da un tennista azzurro sui prati risaliva al 2011, quando Andreas Seppi trionfò a Eastbourne. Sono passati 8 anni e i trofei sono diventati 3. Dopo Matteo Berrettini a Stoccarda (per il 23enne romano anche la semifinale ad Halle), è arrivato il momento di Lorenzo Sonego ad Antalya. Il 24enne torinese ha conquistato in Turchia il suo primo torneo Atp battendo in finale il 19enne serbo Miomir Kecmanovic: 6-7 (5) 7-6 (5) 6-1 con un match point annullato. Nel decimo gioco del secondo set si è ritrovato sotto 30-40: era la prima palla break che concedeva in tutta la sfida e si è salvato con una prima. Il piemontese ha servito in maniera eccellente: 25 ace, 76% di prime con l’86% dei punti vinti e ha saputo far girare un match che sembrava stregato. Nel primo set aveva avuto 6 palle break, di cui 4 erano set point. Nel terzo Kecmanovic si è consegnato a Sonego, che solo qualche ora prima aveva chiuso per 6-3 7-6 (2) la semifinale contro lo spagnolo Carreno Busta ripresa in mattinata dopo che l’incontro era stato sospeso 2 giorni fa sul 6-3 5-5.

E ORA I CHAMPIONSHIPS
E’ curioso che il miglior risultato del torinese (da domani sarà per la prima volta tra i top 50, n.46) sia arrivato sull’erba, superficie che gli era quasi sconosciuta. Un po’ come per Berrettini: i due possono alimentare una entusiasmante rivalità. La storia di Sonego è nota: giocava soprattutto sulla terra rossa (quest’anno quarti a Monte Carlo), vinceva con i polmoni ancor prima che con la tecnica. Accanto a lui c’è Gipo Arbino, il coach con la pipa che ha rinunciato allo stipendio sicuro alla Vagnone&Boeri Abrasivi per inseguire un sogno: aveva visto nel braccio di Lorenzo qualcosa di speciale ed era convinto che quel ragazzo alto e magro, ma dal cuore gigante (“cuore Toro”, ripete sempre), gli avrebbe regalato grandi soddisfazioni. Comincia Wimbledon e c’è un entusiasmo contagioso: l’Italia s’è desta sull’erba e sempre questa settimana Thomas Fabbiano ha raggiunto le semifinali a Eastbourne. Sono trascorsi 21 anni dall’ultimo azzurro tra i “last eight” dei Championships: Sanguinetti nel 1998. E prima di lui Panatta 40 anni fa, mentre Pietrangeli vanta la semifinale addirittura nel 1960. Che sia la volta buona?
 
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